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Era il 12 febbraio 1941 e la penicillina viene usata per la prima volta

Oggi non solo si celebra il Darwin Day ma anche un altro evento che ha per sempre cambiato in bene la storia dell’umanità: la prima iniezione di penicillina. Era il 12 febbraio 1941 quando all’ufficiale Albert Alexander fu somministrata per la prima volta la penicillina nella storia dell’umanità. Purtroppo, i medici non riuscirono comunque a salvargli la vita poiché la quantità del farmaco sintetizzata non era sufficiente. La storia della penicillina inizia però qualche anno prima: nel 1940 nonostante la guerra a Oxford Albert Alexander che di professione fa il poliziotto è intento a potare le rose nel suo giardino. Si ferisce alla bocca con una spina ma non ci fa caso più di tanto. Ma dopo pochi giorni la ferita si infetta e stafilococchi e steptococchi avanzano fino a diffondersi dalla bocca al viso tanto che Albert deve essere ricoverato all’Ospedale Radcliffe di Oxford.

I medici intervengono con i sulfamidici gli unici antibatterici a disposizione dell’epoca, ma la situazione di Albert è davvero compromessa tanto che perde anche un occhio.A quel punto i medici decidono di testare la pennicillina, antibiotico scoperto tredici anni prima da Alexander Fleming nel suo laboratorio al St. Mary Hospital di Londra. Fleming non l’aveva mai sperimentata semplicemente perché non ci aveva creduto poiché risultava dispendioso e complicato produrne in grosse quantità e sopratutto aveva il problema di rendere il preparato stabile dopo che fosse stata fatta l’iniezione. Insomma era un progetto da mettere a punto tanto che Fleming pensò alla penicillina per le applicazioni esterne. Dopo 10 anni Howard Florey , professore di patologia presso la Dunn Oxford School torna sulla penicillina e nel 1939 con l’aiuto del suo assistente tedesco Ernst Chain sfuggito al nazismo inizia a produrre penicillina ottenendone solo poche quantità. Il 25 maggio del 1940 Florey ne ha prodotto a sufficiente per un un primo test su topi infettati con streptococchi e tutti sopravvivono.

Così Florey e il suo assistente sono contattati dai medici che hanno in cura il povero Albert e procedono al test dell’antibiotico, sebbene la quantità sia davvero bassa per un uomo del peso del poliziotto. Ne hanno a disposizione una quantità sufficiente a 4 iniezioni recuperando anche la penicillina dalla filtrazione delle urine del paziente dopo ogni iniezione.

La prima iniezione viene fatta proprio il 12 febbraio 1941 e a Albert viene somministrata una dose via endovena da 160 mg di penicillina. Il giorno successivo le condizioni del paziente iniziarono a migliorarae con l’abbassamento della temperatura e il ritorno dell’appetito. Per i medici fu davvero una gioia ma purtroppo dopo la quarta e ultima iniezione si resero conto che al paziente servivano altre dosi che non erano disponibili. Albert morì il 15 marzo del 1941. Sebbene la vita al poliziotto non fu salvata si ebbero le prove dell’efficacia della penicillina anche se mancavano i mezzi per produrne in grandi quantità e in forma stabile. Il professor Florey proseguì i test umani sui bambini che avevano bisogno di minori quantità di antibiotico e così il primo paziente guarito grazie alla penicillina fu un ragazzo di 15 anni.

Pochi mesi dopo, Florey cercò nuovi ceppi di muffe per la produzione della penicillina e oltre oceano trovò un impianto chimico in Illinois specializzato nel trattamento biologico delle acque reflue. Ebbene Florey scopre Un giorno nota su un cappello una muffa dall’aspetto insolito e dopo le analisi scopre che poteva essere usata per produrre penicillina in quantità molto superiori. La strada alla penicillina è spianata e fu usata assieme a altri antibiotici come l’actinomycin (1941) o la streptomicina (1943) per debellare infezioni come la tubercolosi e la sifilide.

Oggi però a causa dell’uso intensivo degli antibatterici siamo giunti a una situazione molto pericolosa definita resistenza batterica, ossia i batteri sopravvivono agli antibiotici che ri rivelano così inutili per salvare molte vite umane.

Via | Le Point, UniTo
Foto | Vintage Adversiting @Pinterest

Marina Perotta

Sono giornalista professionista dal 1996 e ho iniziato a scrivere per Nuova Stagione. A 20 anni inizio la collaborazione con Il Mattino di Napoli (come si diceva una volta da abusiva) per circa 4 anni. Divento giornalista praticante a Cronache del Mezzogiorno nel 1994 sotto la direzione di Gigi Casciello e in seguito, nel 1998 lavoro come caposervzio a Napoli Sera progetto di un quotidiano del pomeriggio di Roberto Tumbarello. Continuo a lavorare per Il Mattino fino al 2001 dove mi hanno spesso chiamata come redattore di prima nomina per le coperture estive. Nel frattempo coltivo collaborazioni con varie testate tra cui Cosmopolitan con la direzione di Patrizia Pontremoli. Dal 1997 al 2001 collaboro con l'Università l'Orientale di Napoli presso cui mi sono laureata in lingua e letteratura Hindi e Cinese, come responsabile per le lingue orientali per il laboratorio linguistico, per l'insegnamento delle lingue orientali a distanza grazie all'ausilio del web.Nel 2003 approdo al CNR ITD di Palermo per seguire un corso finanziato dalla Ue sulla formazione a distanza destinata alle PMI. (la mia pubblicazione in collaborazione con il prof. Paolo Maresca) Mi occupo anche della progettazione di CD multimediali sempre destinati alla formazione sulle nuove tecnologie per l'Asmez. E' il 2004. Nel 2007 inizio la collaborazione con Blogo.it scrivendo per Ecoblog.it dove scrivo di agricoltura, energia, ambiente, rinnovabili, nucleare e di nuovi stili di vita sostenibili. Dal 2008 al 2012 lavoro in RCS come coordinatore della moderazione delle pagine di Gazzetta.it coprendo con due team sia le pagine del quotidiano on line sia la community e il forum.Coordino in telelavoro circa 80 moderatori e due distinte community. Coordino per Splinder sempre in telelavoro la comunicazione con gli utenti. Da febbraio 2012 lavoro per Blogo.it come community manager coordinando i blog dell'area lifestyle e Donna.

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Marina Perotta

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