
Protestors are arrested by police as students demonstrate against the proposed Keystone XL pipeline in front of the White House in Washington,DC on March 2, 2014. tudents from around the country gathered to oppose the tar sands oil pipeline from Canada, which they say is dangerous for the environment. US Secretary of State John Kerry is set to announce in the coming months whether the proposed $5.4 billion oil pipeline serves the national interest and will be constructed following years of confrontation between environmentalists and the oil industry. AFP PHOTO/Nicholas KAMM (Photo credit should read NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images)
Sono 200 le persone arrestate a Washington, in seguito alle proteste contro il progetto dell’oleodotto Keystone XL, effettuate legandosi alle recinzioni della Casa Bianca.
I manifestanti arrestati dalle forze dell’ordine sono perlopiù studenti universitari che hanno partecipato a un corteo pacifico che si è mosso dalla Georgetown University ed è arrivato alla Casa Bianca. I manifestanti hanno intonato numerosi cori, da quello che chiedeva “giustizia climatica ora” alla petizione per “non oscurare la Terra”. L’intento di questa lotta che dura da diversi anni è convincere Barack Obama a fare un passo indietro, a bloccare il progetto del megaoleodotto che dovrebbe portare le sabbie bituminose dell’Alberta in Texas attraversando il Nord America con 3476 km di tubazioni larghe 91 centimetri e ben 39 stazioni di pompaggio. Un’opera che, secondo gli ambientalisti, contribuirebbe al riscaldamento globale.
Quando i manifestanti sono arrivati alla Casa Bianca, la polizia li stava già aspettando con autobus e furgoni. Le forze dell’ordine hanno avvertito la folla del possibile arresto nel caso di occupazione del marciapiede o di altre azioni dimostrative.
Il gasdotto Keystone è diventata una questione centrale per il movimento ambientalista e per i proprietari terrieri dei numerosi stati che dovrebbero essere attraversati dall’opera. Il Keystone XL è, su più vasta scala, la versione statunitense della Tav Torino-Lione, con una popolazione che si oppone a lavori ritenuti lesivi per l’ambiente e per gli abitanti dei luoghi sui quali dovrebbe transitare l’opera. Circa 86mila persone hanno firmato un impegno di resistenza promettendo di impegnarsi nella disobbedienza civile qualora il rapporto del Dipartimento di Stato, previsto per i prossimi mesi, dovesse esprimere a favore dell’opera.
Via | The Guardian
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