Oramai Oscar Farinetti ha conquistato proprio tutti e, c’è da scommetterci, i milanesi non faticheranno ad amare il loro Eataly, che oggi apre i battenti con una presentazione in pompa magna che durerà per giorni: l’ex-Teatro Smeraldo, un luogo simbolo della città molto caro ai milanesi, dopo oltre un decennio di abbandono è pronto a rialzare il sipario.
Un tempio della cultura milanese che, grazie ai capitali privati del patron di Eataly, rivive nel cuore della movida milanese, facendo pulsare un cuore nuovo in una città all’eterna ricerca di una personalità: forse il capitolo cibo e sostenibilità, di gran moda negli ultimi anni, può abbattere le barriere del mondo piccolo-borghese per arrivare a tutti.
Altrove l’esperienza di Eataly è sempre stata positiva, sia per l’azienda (che matura fatturato ogni giorno come frutta fresca baciata dal sole) che per chi di Eataly ne gode atmosfera, prodotti, filosofia. E’ capitato a tutti, o almeno a chi ci è finito dentro almeno una volta: Eataly, nel bene o nel male, ti strega.
E a Milano il valore aggiunto è la sostenibilità: di Eataly e della filosofia culinaria alla base della visione di Oscar Farinetti ne abbiamo già parlato più volte, così come di Slow Food e della filosofia del chilometro zero. Ma a Milano Eataly è qualcosa in più, è riqualificazione di un luogo magico per la cultura della città di Sant’Ambrogio.
L’esperienza della riqualificazione urbanistica Eataly la mette alla base del proprio punto vendita, ma se a Torino (o a Roma) ad essere riqualificate sono aree ex-industriali o ferroviarie, a Milano la sfida è duplice: riportare all’antico splendore un teatro, lo Smeraldo, tempio della cultura per decenni e dimenticato a causa di un cantiere eterno, che ha portato alla realizzazione di un parcheggio sotterraneo, alla riqualificazione di una zona (della “movida”) e alla morte del teatro stesso, dimenticato dai milanesi e dal Comune.
Eataly rappresenta per questo luogo il sogno di una città, Milano, che si sta trasformando velocemente, complici le mode del momento ma anche una sensibilità sempre più acuta nei confronti di filosofie fino a ieri nemmeno contemplabili; a Eataly Smeraldo tutto è sostenibile: dagli shopper ai sacchetti ed ai guanti del reparto ortofrutta fino agli utensili monouso in corteccia di palma acquistabili nello store, passando attraverso cibi che rappresentano l’eccellenza italiana (con qualche piccola imprecisione, di pochi chilometri, ad esempio sui peperoni cruschi, che sono di Senise -Pz- e non di Matera).
Come sottolineeava un anno fa il nostro Davide Mazzocco, “il modello di Eataly è virale ed è la chiave per costruire una nuova economia nazionale basata su beni non delocalizzabili che tutto il mondo ci chiede.” Un modello che piace e cresce sempre di più, pur senza grandi aiuti da parte della politica.
Eataly al Teatro Smeraldo di Milano
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