Le foreste del pianeta sono il nostro più grande capitale naturale: proteggiamole!

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Oggi 21 marzo è la giornata internazionale delle foreste. Nell’anno ci sono molte giornate mondiali (qualcuno pensa anche troppe), ma questa è importante, perchè le foreste rappresentano il nostro vero capitale naturale: sono la casa di decine milioni di specie viventi, proteggono il suolo e assorbono fino a un quinto del più pericoloso inquinante prodotto dall’umanità, cioè il biossido di carbonio.

La situazione rimane purtroppo particolarmente negativa: negli ultimi vent’anni abbiamo perso almeno il 10% del manto forestale in tutto il pianeta, cioè 2,2 milioni di km², una superficie pari all’intera Repubblica Democratica del Congo. La distruzione boschiva riguarda soprattutto le foreste tropicali, proprio le più ricche in biodiversità e le più fragili. (Dati Forest Resources Assessment della FAO)

La maglia nera della deforestazione spetta a dodici nazioni che hanno perso ciascuna oltre 50000 km² tra il 1990 e il 2010, ma tra queste ne spiccano in particolare due: il Brasile, con un’emorragia di oltre mezzo milione di km² e l’ Indonesia che con un saldo negativo di 240000 km² ha rinunciato al 20% del suo capitale naturale.

La colpa è da attribuire essenzialmente al sistema agricolo industriale: in America Latina il motore della deforestazione sta negli allevamenti estensivi di bestiame e nella coltivazione della soia destinata agli allevamenti intensivi europei e nordamericani. Nell’Asia insulare il colpevole è invece l’ olio di palma, poiché la foresta viene distrutta per fare posto alle piantagioni.

Oltre a rendere più sostenibile il mondo della moda e del tessile, la scelta di mangiare meno carne e scegliere prodotti senza olio di palma sono il modo in cui già da oggi possiamo fare la nostra parte per proteggere le foreste.

Fortunatamente ci sono nazioni che hanno aumentato il proprio stock forestale,  a dimostrazione del fatto che è possibile investire la tendenza. Il paese più attivo è la Cina, che quasi bilancia il Brasile come area riforestata, ma non certo come valore biologico, visto che una foresta temperata vale assai meno in termini di biodiversità rispetto ad una tropicale.

Buoni risultati sono stati ottenuti anche in Europa, Nord America e Turchia. Tra i paesi con climi più caldi, è giusto ricordare l’India e il Vietnam, con un guadagno di 45000 km² ciascuno.

Quando i cittadini europei dedicheranno ai numeri della deforestazione almeno la stessa attenzione che dedicano all’andamento delle borse, delle tasse o del prezzo della benzina, forse avremo iniziato a fare un passo avanti.

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EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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