Franco Tatò, amministratore delegato dell’Enel dal 1996 al 2002, e Paolo Scaroni, che ha preso il suo posto dal 2002 al 2005, sono stati condannati in primo grado dal Tribunale di Rovigo a tre anni di reclusione per disastro ambientale a causa dei danni provocati dalla centrale Enel di Porto Tolle.
Secondo l’istituto Ispra, infatti, in quella zona sono stati arrecati danni per un valore di circa 3,6 miliardi di euro. I due ex ad ora dovranno anche pagare provvisionali alle parti civili per 430mila euro, anche se Scaroni ha già annunciato l’intenzione di fare ricorso poiché si ritiene completamente estraneo alla vicenda in quanto la centrale di Porto Tolle ha, secondo lui, rispettato sempre gli standard in vigore, anche all’epoca dei fatti contestati.
La pm Manuela Fasolato aveva chiesto sette anni di prigione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per Tatò, cinque anni e tre mesi più, anche in questo caso, l’interdizione perpetua per Scaroni e tre anni di reclusione più cinque di interdizione per Fulvio Conti, l’attuale ad dell’Enel, che è stato invece assolto insieme con altre sei persone per mancanza di elemento soggettivo. Tatò e Scaroni hanno avuto dalla Corte tre anni di prigione e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, sono stati però assolti per omesse cautele.
Secondo la pm Fasolato, Tatò, Scaroni e Conti andavano condannati per l’omessa installazione di apparecchi che servono a prevenire il deterioramento dell’ambiente e l’aumento delle malattie respiratorie nei bambini, come dimostrato anche dall’Istituto tumori Veneto.
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