
SHEPTON MALLET, ENGLAND - MARCH 03: A spring lamb belonging to Somerset farmer Ian Merry, that was recently born to one of his ewes rescued from his flooded farm on the Somerset Levels, looks out from a its enclosure in a building at the Bath and West Showground near Shepton Mallet on March 3, 2014 in Somerset, England. The pregnant ewes were originally brought to the Showground as part of a community rescue effort, after the 43-year-old farmer, whose family has farmed for five generations, had to leave his farm near Burrowbridge on the Somerset Levels after it was badly affected by flood water. The Royal Bath and West of England Society has launched a Somerset Farmers' Regeneration Fund to help those affected by the flooding on the Somerset Levels get back on their feet when the water recedes, which is running alongside the Society's Somerset Levels Relief Fund launched six months ago to tackle the long term needs of the area. (Photo by Matt Cardy/Getty Images)
Non sappiamo se a causa della crisi economica o se a causa dei messaggi degli animalisti ma è certo che in questa Pasqua abbiamo assistito a una flessione dei consumi di carne, sopratutto di agnello. Infatti secondo le proiezioni SWG circa il 58% degli italiani non lo ha acquistato mentre l’agnello pasquale è stato presente solo sul 31% delle tavole del Bel Paese. Per le Feste pasquali si sono vendute circa 30 mila tonnellate di carni ovine con una flessione del 3% rispetto allo scorso anno. Per gli allevatori non c’è dubbio, la responsabilità di tale flessione è da additare agli animalisti che sostengono la dieta vegetariana seguita in Italia da 4,2 milioni di persone.
Proprio lo scorso anno, quando pure si registrò una flessione nelle vendite a intervenire contro gli animalisti fu la Cia Toscana. Spiegò il presidente di Cia Grosseto Enrico Rabazzi:
E’ l’ora di finirla con queste invenzioni da parte delle associazioni animaliste, che ogni anno invitano i consumatori a non mangiare carne di agnello, per chissà quale scopo che solo in apparenza è ideologico. Si gioca sulla pelle e sull’economia di migliaia di aziende zootecniche italiane e toscane che sono già alle prese con una crisi di mercato e di consumi – oltre che con i crescenti costi di produzione – che dura da ormai troppi anni. Nel periodo della Pasqua i nostri allevatori vendono circa il 20-25% dei capi dell’intera produzione annuale, riuscendo a strappare prezzi migliori di 1 euro al kg rispetto al resto dell’anno. E c’è chi tutto questo fa finta di non ricordarlo e specula sul futuro degli agricoltori.
La flessione è progressiva e dura almeno da sette anni e la Cia ha calcolato che quest’anno i consumi si sono contratti del 3%; si sono acquistate anche meno uova di cioccolato e colomba pasquale (-9%) probabilmente perché si preferiscono le ricette casalinghe tant’è che sono aumentate del 12% le vendite di uova, zucchero, farina, burro e lievito. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori. Alla carne si sono preferite le uova e ne son state consumate circa 400 milioni. La spesa media del menù casalingo è stata di 60 euro; si sono acquistati anche meno salumi (-1,2 per cento), formaggi (-1 per cento) e ortofrutta (-0,6 per cento).
Via | Nel Cuore, Nove da Firenze, All4animals