Cina, impollinatori al lavoro al posto delle api

Nelle piantagioni dello Sichuan è iniziata la stagione dell’impollinazione, ma le instancabili lavoratrici del cielo sono state annichilite dai pesticidi e, come in un racconto surreale e grottesco, a depositare il polline sugli alberi da frutto sono gli uomini.

In questa zona nel sud ovest della Cina gli abitanti di interi paesi lavorano all’impollinazione manuale delle piante da frutto. La stagione dell’impollinazione manuale dura un paio di settimane, dalla metà alla fine di aprile. Si tratta di un calendario molto serrato: le condizioni meteo e il ciclo di fioritura detta i tempi.

Gli impollinatori più esperti e agili riescono a depositare il polline su tutti i fiori in appena mezz’ora. La loro paga? 80 yuan (9,2 euro) al giorno.

Nello Sichuan le api sono sparite a partire dagli anni Novanta. Che cosa è successo?

Le foreste, habitat naturale delle api sono stata abbattute per far posto ai campi, ma i veri “nemici” delle api sono i pesticidi questo perché la terra coltivabile in Cina sta diventando sempre più inadeguata alle esigenze dei suoi abitanti e i contadini vogliono, dunque, ottimizzare il territorio a disposizione e abbondano nell’utilizzo di prodotti fitosanitari per eliminare gli insetti che minacciano i raccolti.

I cambiamenti in atto nell’economia cinese rendono l’impollinazione manuale sempre più costosa e si rischia lo stallo nelle coltivazioni che adottano questa tecnica. Una soluzione per sostituire gli uomini-ape sarebbe quella di affittare le arnie da parte di apicoltori itineranti, ma, senza una diminuzione dei pesticidi, questo non sarà possibile. Perché l’ecosistema torni prolifico, insomma, c’è bisogno di una controrivoluzione globale.

Via | Le Monde

Foto © Getty Images

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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