
BUTTONWILLOW, CA - MARCH 22: Gas is flared as waste from the Monterey Shale formation where gas and oil extraction using hydraulic fracturing, or fracking, is on the verge of a boom on March 22, 2014 near Buttonwillow, California. Critics of fracking in California cite concerns over water usage and possible chemical pollution of ground water sources as California farmers are forced to leave unprecedented expanses of fields fallow in one of the worst droughts in California history. Concerns also include the possibility of earthquakes triggered by the fracking process which injects water, sand and various chemicals under high pressure into the ground to break the rock to release oil and gas for extraction though a well. The 800-mile-long San Andreas Fault runs north and south on the western side of the Monterey Formation in the Central Valley and is thought to be the most dangerous fault in the nation. Proponents of the fracking boom saying that the expansion of petroleum extraction is good for the economy and security by developing more domestic energy sources and increasing gas and oil exports. (Photo by David McNew/Getty Images)
Per la prima volta il legame tra fracking e terremoti è stato discusso in una sede istituzionale. Ed è avvenuto qualche giorno fa proprio nello stato dei petrolieri, il Texas, in una audizione presso una commissione parlamentare.
Sono state ascoltate testimonianze di esperti e amministratori sulla recente esplosione di micro attività sismica e dei suoi possibili legami con il boom delle attività di fracking per “spremere” il petrolio dalla roccia compatta.
Secondo l’USGS dal 1° novembre 2013 a oggi ci sono stati almeno 27 terremoti di magnitudo compresa tra 2,1 e 3,7 nei pressi delle città di Azle e Reno nel nord del Texas. Diversi residenti si sono lamentati di crepe nelle fondamenta delle case e rotture di tubi dell’acqua.
L’area si trova proprio sopra la formazione geologica di Barnett, dove viene praticato il fracking. Se in Ohio è stato dimostrato il link tra 100 terremoti e le attività dell’industria petrolifera, i dati per il Texas sono scarsi, per i pochi sismografi sul territorio e soprattutto per la mancanza di dettagli sulle attività delle industrie.
Si ritiene che i terremoti avvengano soprattutto a causa della re-iniezione sottoterra di fanghi e acque reflue. Questa operazione aumenta infatti la pressione sotterranea e introduce un lubrificante per lo spostamento delle faglie.
I politici dicono naturalmente che non c’è fretta di agire; per evitare di creare problemi all’industria petrolifera intendono muoversi in modo molto prudente, anche se gli amministratori locali sono di un altro parere: “Il diritto dell’industria di fare profitti non deve sperare il nostro diritto alla qualità della vita“, ha affermato Lynda Stokes, sindaco di Reno.
Poiché in Texas sono attivi oltre 3600 pozzi, il rischio che possa sopraggiungere un terremoto di maggiore intensità – ormai c’è chi parla di frackquakes – tende a crescere con il tempo.
Anche nel vicino stato dell’ Oklahoma dove il fracking viene pesantemente praticato il numero di terremoti è cresciuto del 50% nell’ultimo anno. Secondo l’USGS c’è il pericolo che in futuro potrebbero manifestarsi eventi con magnitudo superiore a 5.
I residenti hanno iniziato a reagire: le assicurazioni per eventi sismici sono cresciute dal 4% al 18% della popolazione nell’arco di tre anni.