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Energie fossili e rinnovabili a confronto a Cinemambiente

Le illusioni di una politica energetica comune, tesa alla riduzione delle emissioni e di politiche aventi l’obiettivo di limitare le conseguenze dei cambiamenti climatici vengono ridotte a favole per adulti dopo aver assistito a Energized di Hubert Canaval, proiettato ieri in anteprima nazionale al festival Cinemambiente.

I disastri ecologici come quello della Deepwater Horizon e della centrale di Fukushima non sono moniti, ma soltanto incidenti di percorso, la devastante fenomenologia di un inarrestabile ideale sviluppista che la crisi è riuscita a rallentare per qualche anno.

Anche la speranza che le nazioni e i gruppi di potere che reggono l’economia mondiale si possano sedere a un tavolo per fissare direttive condivise atte a limitare lo scioglimento dei ghiacciai è una favola. Energized ci mostra come sia ormai dato per scontato lo scioglimento del permafrost e, quindi, la conseguente corsa alla spartizione della “torta” artica.

Stati Uniti, Canada, Russia e, in misura minore Danimarca e Norvegia stanno preparando le flotte da dirigere verso il Polo Nord. Nel 2025 quando la riduzione della calotta artica consentirà di muoversi con disinvoltura al Polo Nord inizierà lo sfruttamento di un territorio nel quale si ipotizza siano custoditi il 13% dei giacimenti mondiali di gas e il 30% delle riserve globali di petrolio. Gli Stati le cui acque si affacciano sul Polo Nord smaniano dalla voglia di piantare bandiere ed è probabile che fra un decennio la lotta per tracciare i confini delle acque territoriali alzerà la tensione fra le nazioni chiamate in causa.

Le energie alternative? Energized mostra alcune delle possibilità per uscire dal gregge: il fotovoltaico in Burkina Faso, le biomasse e l’olio di girasole in Austria. Il problema è solo ed esclusivamente politico. Il patto di ferro fra politica e potentati economici prevede un accentramento del controllo dell’energia, mentre le fonti rinnovabili ne sono una redistribuzione democratica. Le impressionanti immagini di Fort McMurray, la regione dell’Alberta nella quale si estraggono le sabbie bituminose che alimentano il sogno di autonomia energetica di Stati Uniti e Canada, sono la macroscopica evidenza di una scelta condivisa tanto dall’occidente, quanto dai Brics. È una triste evidenza, ma questo è quanto: lo spazio per le energie alternative è circoscritto a comuni, regioni e nel migliore dei casi a nazioni-laboratorio. Corpi estranei dell’economia neo-liberista e post-industriale, le fonti pulite sembrano essere respinte, sempre di più, ai margini, a una dimensione locale, quando non individuale. Con la politica che rema contro, come in Italia dove è stato recentemente approvato l’aumento del valore catastale per chi decide di mettere sul tetto pannelli fotovoltaici con una potenza superiore ai 3 kilowatt.

Foto | Energized

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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