I servizi resi ogni anno dalla natura valgono il doppio dell’economia mondiale

Occorrerà decisamente rivedere il detto il denaro non cresce sugli alberi, dal momento che l’economia della specie umana può funzionare solo grazie ai servizi resi ogni anno dall’ecosistema: assorbimento della CO2, purificazione dell’acqua, impollinazione, protezione dalle tempeste, prevenzione dell’erosione del suolo e molti altri.

Si può dare un valore economico a questi servizi che la natura ci fornisce “gratuitamente”? Uno studio interdisciplinare realizzato da sei diverse università ha stimato questo valore in 125 T$ all’anno (1 T$ = 1000 miliardi di dollari), otto volte il PIL USA, il doppio dell’economia mondiale (1).

Il valore dei servizi marini è pari a 50 T$, di cui 22 dagli oceani e 28 dalle zone costiere; in questo gruppo le barriere coralline valgono ben 10 T$ per la loro straordinaria biodiversità, nonostante occupino una porzione minuscola del pianeta.

Gli ecosistemi terrestri contribuiscono per 75 T$. A sorpresa, il contributo maggiore non viene dalle foreste (16 T$), ma dalle zone umide (26 T$) e dalle praterie (18 T$).

Negli ultimi quindici anni la distruzione degli habitat naturali per fare posto a urbanizzazione, agricoltura e pascoli ha determinato una perdita di servizi naturali pari a 20 T$ all’anno, cioè il 14% del valore del 1997. Le perdite maggiori riguardano la distruzione delle barriere coralline e delle foreste costiere di mangrovie, causate dalla creazione di acquacoltura di gamberetti.

Stiamo erodendo il capitale naturale della terra ad un ritmo assurdo e insostenibile. Dandogli un valore economico, è possibile parlare nel linguaggio degli economisti per sperare di fare loro capire che oggi ogni ulteriore crescita economica può solo avvenire a spese del capitale naturale. (2) Detto altrimenti, il costo delle esternalità che imponiamo alla natura determinerà, più prima che poi, il collasso dell’economia e della società.

(1) Dollari costanti del 2007. Questo lavoro aggiorna un precedente lavoro del 1997 che stimava il valore dei servizi naturali in 46 T$. Per l’inflazione questo valore sarebbe oggi cresciuto a 145 T$, ma la perdita di numerosi habitat terrestri e marini ha fatto calare il valore a 125 T$.

(2) Da un punto di vista fisico ed ecologico, avrebbe più senso valutare le basi materiali ed energetiche dell’economia, piuttosto che dare un valore monetario alla natura, ma dal momento che le decisioni a livello mondiale vengono prese sulla scorta di valutazioni che attengono solo alla sfera dell’economia, è necessario includere il valore dei servizi naturali nei bilanci delle aziende e delle nazioni.

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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