Chinampas, l’agricoltura Azteca ha ancora futuro

Le chinampas erano i cosiddetti giardini galleggianti degli Aztechi, isole artificiali realizzate nelle acque poco profonde del lago di Texcoco in grado di avere una straordinaria produzione vegetale con molteplici raccolti in un anno.

Sulla base delle ricerche archeologiche condotte nella valle do Mexico, si ritiene che le isole lunghe e strette venissero realizzate costruendo un recinto di legno e riempiendolo con fango, scarti vegetali, piante acquatiche, fino ad arrivare al di sopra del livello dell’acqua. Salici e altri alberi erano piantati lungo il perimetro, così da compattare il terreno con le proprie radici, mentre mais, fagioli e ortaggi erano coltivati insieme (vedi ricostruzione di una Chinampa nella gallery, foto dell’autore).

Si tratta assai di più di una curiosità archeologica o turistica (nella gallery immagini delle Chianmpas rimaste a Xochimilco, dedicate oggi soprattutto alla floricoltura); la Chinampa è infatti una delle migliori tecniche di coltivazione possibile, come è stato nuovamente sperimentato in Messico, negli Stati Uniti e in Costa Rica (video in alto).

La Chinampa richiede molto lavoro per la sua realizzazione, ma poco per la coltivazione. Non necessita di irrigazione artificiale, perché l’acqua sale per capillarità dal lago, e quindi il raccolto non dipende dalla variabilità delle piogge. Il suolo è perennemente umido, il che è importante per la comunità di esseri viventi che lo abita.

Non necessita sostanzialmente di fertilizzanti, perché i nutrienti disciolti nell’acqua provengono dalla decomposizione della biomassa vegetale e animale in altre parti del lago.

Questo metodo permette di utilizzare aree normalmente improduttive come laghi e paludi senza effettuare bonifiche costose e devastanti per l’ambiente. Qui l’agricoltura non ha cancellato l’ecosistema acquatico, ma convive bene con esso: è infatti possibile praticare la pesca o l’acquacoltura.

Quando si adatta all’ambiente, l’ agricoltura tradizionale può fornire soluzioni straordinarie senza usare gli enormi input energetici e materiali dell’agroindustria.


Chinampas, gli orti Aztechi sull’acqua [blogo-gallery id=”157295″ photo=”1-4″ layout=”slider”]

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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