Stop a pesche e nettarine, l’Unaproa chiede di fermare la produzione

Per l’Unione Nazionale tra le Organizzazioni dei Produttori Ortofrutticoli, Agrumari e di frutta in guscio è giunto il momento di fermare la produzione di pesche e nettarine poiché quest’anno il crollo dei prezzi, inferiori anche del 40%, sta portando al collasso l’intero comparto. Una caduta così vertiginosa che la stessa Unaproa stenta a credere dovuta probabilmente, dicono gli esperti a una serie di concause tra cui poco consumo di frutta, cambiamenti climatici, forte deperibilità che non consente lo stoccaggio. Il settore pesche e nettarine è considerato particolarmente strategico con oltre 1,5 milioni di tonnellate di produzione il che ci pone come leader europei nella peschicoltura che si sviluppa dal Nord al Sud della Penisola e che coinvolge diverse regioni italiane. In questo settore sono state adottate molte innovazioni che vanno dalla tracciabilità alla lotta integrata il che ci fa portare sulla tavola pesche e nettarine italiane di elevata qualità.

Ma tanta qualità in pesche e nettarine non riceve adeguato compenso, sono pagate pochissime sul campo all’agricoltore, anche se poi al supermercato le troviamo a prezzo elevato senza risparmio per il consumatore. Il presidente Unaproa Ambrogio De Ponti va giù duro e dice:

Facciamo fronte comune assieme a Spagna, Francia e Grecia e sospendiamo la produzione di pesche. Serve un gesto shock provocatorio per far sì che vengano finalmente puntati i riflettori sul settore e si colga la reale entità del problema. Chiediamo che vengano definiti a livello europeo, per il tramite del nostro Ministero delle Politiche Agricole e Forestali dei costi di produzione al di sotto dei quali il prezzo pagato ai produttori non possa scendere. È una misura che innanzitutto si appella a una regola etica di rispetto del lavoro, un imperativo morale che impone che sia interrotto il cortocircuito di incompatibilità tra i costi di produzione e quanto riconosciuto dagli acquirenti. I Paesi importatori ci obbligano a produrre certificazioni su certificazioni, con un’incidenza notevole sui costi di produzione, senza garanzie sui prezzi per i coltivatori. Anzi, ben prima della stagione delle pesche, già a febbraio, eravamo a conoscenza di offerte al ribasso promosse dai distributori, non sostenibili.

E veniamo alle proposte di Unaproa che suggerisce di equiparare il ritiro della parte residuale di prodotto alla stregua della beneficenza, ossia senza il cofinanziamento da parte dei produttoriil che aiuterebbe a coprire i costi; la seconda proposta è più tecnica e prevede una sperimentazione di 2 anni con la creazione di un fondo di solidarietà a partire da subito usato per calmierare i prezzi. Dice De Ponti:

l’emergenza non è procrastinabile e l’aiuto serve adesso. Inoltre, considerati i costi di produzione inferiori negli altri Paesi esportatori – si parla di circa un 50% in meno per quanto riguarda la Grecia e di un 30% in meno per la Spagna- chiediamo al nostro Ministro dell’Agricoltura un aiuto concreto per poter essere realmente competitivi, a cominciare, per esempio, dal taglio dei costi contributivi e da una protezione, laddove c’è produzione locale italiana, del prodotto interno rispetto a quello estero. La posta in gioco non è di poco conto: è l’implosione stessa dell’intero settore delle drupacee, con i gravi riverberi economici e sociali che la cosa comporterebbe.

«Ci preme in questo contesto sottolineare una volta di più, – conclude Ambrogio De Ponti – prima ancora che come rappresentanti di categoria come cittadini, contribuenti ed elettori dell’Unione europea che, aldilà della crisi contingente, abbiamo l’obbligo di promuovere il consumo di frutta e verdura come incentivo economico-sociale, considerata la sua provata ricaduta benefica sulla salute degli europei e dunque il doppio (indiretto oltre che diretto) impatto positivo sull’economia Ue».

Via | Unaproa

Marina Perotta

Sono giornalista professionista dal 1996 e ho iniziato a scrivere per Nuova Stagione. A 20 anni inizio la collaborazione con Il Mattino di Napoli (come si diceva una volta da abusiva) per circa 4 anni. Divento giornalista praticante a Cronache del Mezzogiorno nel 1994 sotto la direzione di Gigi Casciello e in seguito, nel 1998 lavoro come caposervzio a Napoli Sera progetto di un quotidiano del pomeriggio di Roberto Tumbarello. Continuo a lavorare per Il Mattino fino al 2001 dove mi hanno spesso chiamata come redattore di prima nomina per le coperture estive. Nel frattempo coltivo collaborazioni con varie testate tra cui Cosmopolitan con la direzione di Patrizia Pontremoli. Dal 1997 al 2001 collaboro con l'Università l'Orientale di Napoli presso cui mi sono laureata in lingua e letteratura Hindi e Cinese, come responsabile per le lingue orientali per il laboratorio linguistico, per l'insegnamento delle lingue orientali a distanza grazie all'ausilio del web.Nel 2003 approdo al CNR ITD di Palermo per seguire un corso finanziato dalla Ue sulla formazione a distanza destinata alle PMI. (la mia pubblicazione in collaborazione con il prof. Paolo Maresca) Mi occupo anche della progettazione di CD multimediali sempre destinati alla formazione sulle nuove tecnologie per l'Asmez. E' il 2004. Nel 2007 inizio la collaborazione con Blogo.it scrivendo per Ecoblog.it dove scrivo di agricoltura, energia, ambiente, rinnovabili, nucleare e di nuovi stili di vita sostenibili. Dal 2008 al 2012 lavoro in RCS come coordinatore della moderazione delle pagine di Gazzetta.it coprendo con due team sia le pagine del quotidiano on line sia la community e il forum.Coordino in telelavoro circa 80 moderatori e due distinte community. Coordino per Splinder sempre in telelavoro la comunicazione con gli utenti. Da febbraio 2012 lavoro per Blogo.it come community manager coordinando i blog dell'area lifestyle e Donna.

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