
TO GO WITH AFP STORY BY ELLA IDE Plastic and asbestos are left strewn on the sides of an agriculture field near Orta di Atella, southern Italy, on November 14, 2013. Orta di Atella is one of the villages inside the "Terra dei Fuochi" (Land of Fires or Dead Triangle) where the local mafia created hundreds of illegal dumps probably in deals with the industries of northern Italy. The people of the area are fighting against this situation and took part in a demonstration in Naples on November 16 to protest against the illegal dump. Anger is boiling over near Naples after revelations about toxic mafia dumps blamed for rising cancer rates that have prompted accusations the state is ignoring a vast public health crisis. AFP PHOTO/MARIO LAPORTA (Photo credit should read MARIO LAPORTA/AFP/Getty Images)
Rifiuti tossici all’interno del Parco Nazionale, a due passi dai campi dove si coltivano i pomodorini Dop, i famosi pomodorini del piennolo del Vesuvio, una dei prodotti più antichi e tipici dell’agricoltura campana.
Gli investigatori del Noe e del Corpo forestale dello Stato hanno iniziato a scavare la scorsa settimana trovando di tutto: bidoni arrugginiti da cui fuoriesce un liquido nero, residui di catrame, chili e chili di amianto, liquami, scarti della lavorazione del pellame, veleni sversati abusivamente per quasi quarant’anni. Sono riemersi addirittura i resti di un camion adibito al trasporto di rifiuti tossici.
Carabinieri e corpo forestale sono arrivati a Cava Montone dopo che comitati e cittadini della zona ne hanno sollecitato l’intervento con un esposto: a guidare il primo sopralluogo della magistratura è stato Claudio Basso, giovane pm della sezione ambiente della procura napoletana. Gli ettari di terreno interessati dall’indagine e dal dissotterramento sono 10 e, secondo quanto riferito dagli abitanti della zona, nella Cava Montone i rifiuti sono sepolti fino a 40 metri di profondità.
Secondo il comandante del Corpo Forestale Sergio Costa i pomodorini Dop non corrono rischi:
Questa è una zona importante non solo dal punto di vista paesaggistico e turistico ma anche per i prodotti pregiati che vengono coltivati. Per questo è stato disposto un controllo straordinario sui terreni e i prodotti della zona a garanzia del consumatore. L’area è circoscritta e non c’è nulla da temere. I pomodori del Vesuvio sono sicuramente salvi perché non crescono solo in quest’area.
Per rintracciare i rifiuti tossici, è stato utilizzato un metodo investigativo che prevede l’incrocio dei dati ottenuti con un magnetometro capace di tracciare i rifiuti nel terreno. Per i comitati dei cittadini questo è solo l’inizio, perché
la gente che si è ammalata è tantissima. Contiamo i morti ogni settimana. Non dobbiamo mettere la testa nel sacco, qui c’è terreno coltivato, noi mangiamo questi prodotti e molte di queste cose finiscono nella grande distribuzione,
come spiega Mariella Cozzolino dell’associazione “Liberiamoci dal male”.
Così come per la non lontana Terra dei Fuochi, anche ciò che accade alle pendici del Vesuvio non riguarda solamente i suoi abitanti. A pagare il conto di coloro che hanno inquinato le campagne campane non sono più soltanto i locali, ma tutti.
Via | Corriere