Categories: Cronaca ambientale

Petrolio in Basilicata, l’operazione verità del governatore Pittella

La poltrona di governatore della Basilicata è di questi tempi una delle più scomode sulle quali in Italia si possa sedere: il presidente Marcello Pittella è infatti stato sfortunato perchè solo dopo la sua elezione la popolazione lucana ha cominciato a protestare davvero per chiedere lo stop alle trivellazioni (di terra e di mare) nel territorio lucano.

Tutto è cominciato con la manifestazione organizzata da Mo Basta a Potenza nel novembre scorso, quando nel capoluogo ha sfilato una folla di decine di migliaia di persone (la più partecipata manifestazione che da queste parti si ricordi, in assoluto), ed è proseguito con una lunga serie di articoli giornalistici, servizi televisivi, inchieste e quant’altro, fino all’apice della puntata di Presa Diretta sullo Sblocca Italia.

In quell’occasione la trasmissione di Rai3 intervistò il governatore Marcello Pittella, il quale il giorno dopo la messa in onda tuonò contro il pessimo “servizio pubblico”, parlando di non meglio precisate “bugie” che la Rai avrebbe trasmesso in prima serata: ad oggi non risultano querele pervenute alla redazione di Riccardo Iacona.

Ieri mattina Pittella ha convocato una conferenza stampa nella quale ha contestato duramente le affermazioni ed il quadro tracciato dalla trasmissione (e in generale, a parte il quotidiano Il Foglio, dai media) lanciando un’“operazione verità” sul petrolio e le estrazioni petrolifere nella regione.

Pittella ha parlato di un “sussulto di responsabilità” che possa aiutare la Regione ad affrontare e vincere le grandi sfide cui si trova davanti: diventare il polo di riferimento dell’automotive europea con il centro Fiat-Sata di Melfi, promuovere Matera 2019 Capitale europea della cultura, tutelare il patrimonio idrico della regione. Non ultimo, sgomberare il cielo di Basilicata dalle pesanti nubi che minacciano il patrimonio ambientale lucano, nubi che nel concreto sono una precisa attività industriale: le estrazioni petrolifere.

La conferenza stampa di ieri è stata convocata da Pittella proprio per fare il punto sui permessi di ricerca e coltivazione di idrocarburi, anche se il governatore sembrava più interessato a sgomberare il campo “da dati erronei”:

“La situazione attuale è la seguente: 59 pozzi previsti nell’ambito dell’accordo con Eni del 1998, ridotti a 46 nel 2005 (di cui 40 realizzati, 27 in produzione, altri 4 in attesa di nulla osta da sovrintendenza e 2 pozzi di reiniezione previsti (solo 1 in esercizio); 6 pozzi già perforati a Tempa Rossa; 10 permessi di ricerca vigenti (7 con decorso temporale sospeso e 3 rigettati in seguito alla definizione della Via – Valutazione di impatto ambientale); 18 istanze di permessi di ricerca in terra ferma (i cui esiti sono tutti a vario titolo negativi, tranne una attualmente in Commissione idrocarburi e risorse minerarie); 20 concessioni di coltivazione rientranti nel programma di sviluppo concessione Val d’Agri del 1998; 1 permesso di ricerca a mare (parere contrario del Comitato tecnico). Il dipartimento, inoltre, sta portando avanti un programma di bonifica e ripristino ambientale dei pozzi chiusi minerariamente.”

Pittella, che era accompagnato dall’assessore all’Ambiente e Territorio Aldo Berlinguer e dal direttore generale del Dipartimento Carmen Santoro, ha quindi bollato come “false” le affermazioni della trasmissione Presa Diretta, che parlava di 300 pozzi (in atto e in potenza), oltre che spiegare che sull’articolo 38 del decreto Sblocca Italia “avevamo ragione noi”:

“Grazie ad una faticosissima opera di interlocuzione avviata con il Governo siamo riusciti a far prevalere la nostra interpretazione della norma, ottenendo che fino alla definizione del piano delle aree rimanga tutto come prima, con le competenze in capo alle Regioni e non allo Stato”.

La verità, scritta sulla pietra sul sito del Ministero dello Sviluppo economico, da torto al governatore Pittella (come dato storico): da quando si è scoperto il petrolio in Basilicata si sono fatti complessivamente 482 buchi per terra.

Tutto a posto dunque? Per niente, perchè il governatore non ha promesso altro: nessuna pubblicazione dell’anagrafe di tutti i siti contaminati, nessuna pubblicazione dell’anagrafe delle attività estrattive, nessuna trasparenza sostanziale nei confronti dei cittadini lucani. Solo una conferenza stampa, alla faccia del nuovo che avanza.

Un’evidenza notata anche da Maurizio Bolognetti, che da anni chiede di applicare l’art. 251 del Codice dell’Ambiente e pubblicare l’elenco dei siti contaminati dalle attività di prospezione, ricerca, coltivazione e trasporto idrocarburi.

Una legge che da quasi un decennio attende di essere rispettata anche in Basilicata:

“Ciò che gioverà ripetere a futura memoria è quanto affermava nel 2000 la Commissione Bicamerale sul Ciclo dei Rifiuti: “Nel complesso l’indagine ha censito 890 siti inquinati, la metà dei quali connessi alle attività di prospezione ed estrazione petrolifera” […] Operazione verità, Presidente? Facciamola, ma fino in fondo e senza omissis.
Raccontiamola tutta la verità su questi lustri di attività minerarie senza controlli e senza monitoraggi. Spieghiamo ai lucani gli N.P. e gli N.D. che troppo spesso accompagnano i dati sulla qualità dell’aria in Val d’Agri. Raccontiamo delle preoccupazioni per l’impatto delle attività estrattive, che costantemente emergono da documenti ufficiali prodotti dalla Regione, ma – ahimè – ignoti ai più. Raccontiamo della costante sovrapposizione e commistione tra organi di controllo e controllati”.

scrive il segretario di Radicali Lucani in un comunicato stampa.

A.S.

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