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Clima, le incognite della Conferenza di Parigi: accordo non chiaro e finanziatori inquinanti

La Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici (COP21) che si terrà a Parigi dal 30 novembre comincia a macinare contenuti, proposte, documenti, che verranno analizzati nel corso dell’importante conferenza internazionale, che dovrà fare luce sui destini del pianeta per quanto riguarda i cambiamenti climatici, stilando un documento definitivo da proporre ai governi mondiali.

Quella di Parigi, ha detto il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti ieri nel corso di un convegno a Roma proprio sulla COP21, è “l’ultima opportunità” che abbiamo per affrontare, di comune accordo e in coralità di interventi, l’annoso problema dei cambiamenti climatici. Un problema che preoccupa tutti anche in virtù del fatto che non è scontato che il prossimo dicembre a Parigi si raggiunga un accordo globale sugli impegni per frenare il riscaldamento del Pianeta.

“La Storia di questi vertici non è felicissima fatta eccezione per quello del ’97 a Kyoto, sono più gli insuccessi che i successi, più le attese che i risultati. A Parigi si svolgerà la Cop 21 con presupposti che tuttavia sono diversi rispetto al passato. […] c’è una consapevolezza, che ormai riguarda tutti i Paesi, che non si può più rinviare una soluzione condivisa sui cambiamenti climatici. […] Ho sempre pensato che parlare di trattativa sul clima sia in realtà riduttivo; l’accordo che speriamo di firmare a Parigi in dicembre non è solo una intesa internazionale per limitare i gas serra, è in realtà la definizione di un nuovo modello si sviluppo globale che abbandoni la dipendenza del sistema produttivo dal carbonio e orienti lo sviluppo. A Parigi discuteremo in realtà di una nuova rivoluzione industriale. Se discutiamo da 21 anni su come fronteggiare l’effetto serra, la ragione è che in realtà i cambiamenti climatici impongono un radicale cambiamento nel sistema economico e di produzione dell’energia”.

ha dichiarato ieri il ministro dell’Ambiente italiano nell’ambito dell’iniziativa della Fondazione Centro per un Futuro Sostenibile, convegno presieduto da Francesco Rutelli e presentato ieri alla Camera dei Deputati alla presenza, tra gli altri, della presidente Laura Boldrini, del ministro Gian Luca Galletti, e dal direttore generale della Fao José Graziano da Silva.

Saranno tre, principalmente, le proposte innovative che rappresenteranno il contributo dell’Italia alla Conferenza sul Clima di Parigi: accelerare l’eliminazione dei composti di fluoro (che è fra i componenti che incidono sull’effetto serra); sviluppare ‘infrastrutture verdi’ per compensare una parte significativa delle emissioni di gas serra e dimezzare lo spreco alimentare (con un potenziale risparmio di 250 milioni di tonnellate annue di CO2 solo in Europa) e introdurre ‘la contabilità di paesaggio’ per valutare le emissioni di gas serra e le compensazioni dalla natura.

Intanto però da Parigi, le ultime novità sui finanziatori della Conferenza COP21 fanno storcere il naso a molti e rimandano alla mente alle parole di Naomi Klein, che a Roma durante la presentazione del suo ultimo libro lanciava un monito proprio sui finanziatori della Conferenza sul Clima.

Il budget dell’evento, ha rivelato il Presidente francese Hollande, ammonta a circa 187 milioni di euro, per ottenere i quali il governo di Parigi ha scelto di fare appello alle grandi aziende: due dei principali sponsor saranno la casa automobilistica tedesca BMW e il gigante energetico svedese Vattenfall, con interessi nel nucleare e nel carbone.

Secondo l’emittente Europe 1 altre due società francesi sarebbero in corsa, Suez Environment e LVMH, ma la notizia è stata prima pubblicata e successivamente ritrattata. Secondo Basta!, citato anche da L’Antidiplomatico, l’organizzazione della Conferenza ha negato anche che BMW e Vattenfall siano tra i finanziatori, spiegando che le errate informazioni derivano da un po’ di confusione tra gli sponsor della Conferenza sul clima e quelli del Forum per l’Innovazione Sostenibile, SIF, un evento organizzato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) a Parigi nel mese di dicembre.

Come spiega bene L’Antidiplomatico in realtà la questione è ancora aperta: il problema è che non si capisce come verrà risolta e, nell’ambiguità generale sembra che gli organizzatori ci sguazzino.

A.S.

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