
In this photograph taken during a media trip organized by Greenpeace, a logged over concession affiliated with Asia Pulp and Paper (APP) located in the forest land of Kuantan Mudik district in the province of Jambi on August 5, 2010. According to Greenpeace the area is habitat to endangered Sumatran Tiger and rich in biodiversity. APP, Indonesia's largest pulp and paper producer is a division of Sinar Mas. Sinar Mas has come under attack by Greenpeace campaign against further expansion of forest industry and palm oil plantations in prime forest and peatlands that stores massive amount of carbon deposits. Sinar Mas have earlier denied Greenpeace allegations of destroying high value forest and peatlands. AFP PHOTO / ROMEO GACAD (Photo credit should read ROMEO GACAD/AFP/Getty Images)
Negli scorsi giorni abbiamo pubblicato i dati sull’annuale report di Global Forest Watch sulla deforestazione, con i dati allarmanti forniti dal lavoro di questo ente di monitoraggio. A partire da oggi e per tutta la settimana, a Durban, in Sudafrica, si tiene la quattordicesima edizione del Congresso Forestale Mondiale, un momento per fare il punto.
C’è un altro report destinato a far discutere ed è quello firmato da José Graziano Silva, direttore generale della FAO che cita un rallentamento del disboscamento rispetto agli anni Novanta: se fra il 1990 e il 2000 le foreste erano regredite mediamente dello 0,18%, fra 2010 e 2015 sono state erose con un ritmo dello 0,08%.
Anche se su scala mondiale l’estensione delle foreste continua a diminuire proporzionalmente all’incremento demografico, i tassi di perdita netta delle foreste sono stati ridotti del 50% nel giro di quindici anni.
Si tratta, secondo Graziano Silva, di una tendenza da consolidare. Se in alcun Paesi come il Brasile, la Birmania, l’Indonesia, la Nigeria e la Tanzania continuano a deforestare, vi sono paesi come Cina, Australia e Cile nei quali la superficie arboricola è aumentata.
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L’80% della deforestazione è da attribuire all’agricoltura: olio di palma e soia sono le due materie prime che incidono in maniera più massiccia su questo trend, ma va detto che, specialmente negli ultimi anni, le multinazionali hanno dovuto fare i conti con consumatori sempre più consapevoli dei danni che questo genere di agricoltura intensiva procura alla loro reputazione.
Le foreste piantate non cessano di aumentare e rappresentano ormai il 7% della totalità della superficie forestale globale. Il settore forestale continua a impegnare l’1,7% della manodopera mondiale e a contribuire allo 0,8% al PIL internazionale. E al di là della risorsa economica, le foreste sono fondamentali per gli equilibri naturali e come fornitrici insostituibili di risorse ambientali vitali a lungo termine, aria pura e acqua su tutte.
Guardando al 2030, il rapporto FAO prevede che le foreste continueranno a regredire sia in America del Sud che in Africa, mentre la loro superficie crescerà ancora nelle altre aree della Terra.
Via | Fao