Chissà se anche questo caso susciterà le fortissime reazioni seguito all’uccisione del leone Cecil da parte del dentista americano. Di sicuro le premesse ci sono tutte, visto che se in quel caso si trattavo di uno dei simboli del parco nazionale in cui il leone viveva, questa volta a essere ucciso è stato l’elefante più grande di tutto lo Zimbabwe, il più grande avvistato da 30 anni a questa parte.
Importante differenza, però, è che se nel caso dell’uccisione di Cecil c’erano molti sospetti sulla legalità dell’azione (tanto più che il leone viveva all’interno di un parco nazionale), in questo caso non ci sono dubbi sul fatto che la caccia sia stata compiuta legalmente. Il cacciatore tedesco avrebbe pagato 53mila euro per ottenere i permessi di caccia, cui sono seguite tre settimane di giri e appostamenti assieme a una guida del luogo. Inizialmente, l’obiettivo era di uccidere tutti i grossi animali selvatici africani: leone, bufalo, elefante, rinoceronte, leopardo; per il momento ci si è fermato al solo elefante.
Non un elefante qualunque però, ma un maschio di oltre 50 anni, le cui sole zanne pesavano più di 50 chili; dalle dimensioni talmente ingenti da venir definito “molto raro” dall’associazione Zimbabwe Conservation Task Force: “Solo un esemplare su 15mila è così maestoso”.
E adesso l’associazione chiede che, una volta scoperta l’identità dell’uomo, il cacciatore possa subire la “stessa gogna mediatica riservata a chi ha ucciso il leone Cecil”. Anche per evidenziare l’ipocrisia delle leggi: “Se un uomo del posto uccide un elefante per sfamare la sua famiglia richia dai 5 ai 15 anni di prigione. Se invece un cacciatore straniero benestante uccide un esemplare così bello, non solo non rischia nulla ma può anche portarsi il trofeo a casa”.
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