BWEJUU, TANZANIA, UNITED REPUBLIC OF: Mkufu Mussa (R), a woman from the east coast village of Bwejuu on the Tanzanian Island of Zanzibar shows 17 November 2003 bunch of seaweed while she waits the lowering of the tide in order to have access to the seaweed plantations she has been cultivating. Started at the beginning of the 90's the seaweed farms have become a source of revenue for thousands of women on the Island once famous for its spices productions. AFP PHOTO/MARCO LONGARI (Photo credit should read MARCO LONGARI/AFP/Getty Images)
[blogo-video id=”163206″ title=”Zanzibar, l’oceano scotta e le coltivazioni di alghe sono a rischio” content=”” provider=”askanews” image_url=”http://engine.mperience.net/cdn/static/img/tmnews/20160427_video_12063156.jpg” thumb_maxres=”0″ url=”20160427_video_12063156″ embed=”PGRpdiBpZD0nbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fMTYzMjA2JyBjbGFzcz0nbXAtdmlkZW9fY29udGVudCc+PHNjcmlwdCB0eXBlPSJ0ZXh0L2phdmFzY3JpcHQiIHNyYz0iaHR0cDovL2VuZ2luZS5tcGVyaWVuY2UubmV0L0VuZ2luZVdpZGdldC9zY3JpcHRzL3dpZGdldF8xIj48L3NjcmlwdD48ZGl2IGNsYXNzPSJtcGVfd2lkZ2V0IiBkYXRhLW1wZT0ndHlwZT1wbGF5ZXJ8YXBwSWQ9MTl8dGFyZ2V0SWQ9MjAxNjA0MjdfdmlkZW9fMTIwNjMxNTZ8cGxheWVyT3B0aW9ucz17ImF1dG9wbGF5Ijoibm9uZSIsImFkdlVSTCI6Imh0dHA6Ly9vYXMucG9wdWxpc2VuZ2FnZS5jb20vMi92aWRlby5ibG9nby5pdC9hc2thbmV3cy9wbGF5ZXJAeDUwIiwidXNlSW1hU0RLIjp0cnVlfSc+PC9kaXY+PHN0eWxlPiNtcC12aWRlb19jb250ZW50X18xNjMyMDZ7cG9zaXRpb246IHJlbGF0aXZlO3BhZGRpbmctYm90dG9tOiA1Ni4yNSU7aGVpZ2h0OiAwICFpbXBvcnRhbnQ7b3ZlcmZsb3c6IGhpZGRlbjt3aWR0aDogMTAwJSAhaW1wb3J0YW50O30gI21wLXZpZGVvX2NvbnRlbnRfXzE2MzIwNiAuYnJpZCwgI21wLXZpZGVvX2NvbnRlbnRfXzE2MzIwNiBpZnJhbWUge3Bvc2l0aW9uOiBhYnNvbHV0ZSAhaW1wb3J0YW50O3RvcDogMCAhaW1wb3J0YW50OyBsZWZ0OiAwICFpbXBvcnRhbnQ7d2lkdGg6IDEwMCUgIWltcG9ydGFudDtoZWlnaHQ6IDEwMCUgIWltcG9ydGFudDt9PC9zdHlsZT48L2Rpdj4=”]
Le acque dell’Oceano indiano al largo di Zanzibar sono diventate troppo calde e le nuove alghe stentano a germogliare. Il raccolto è decimato e la concorrenza asiatica sta creando notevoli problemi alle coltivatrici locali. Fra queste c’è Mtumwa Vuai Ameir, una fra le 20mila donne tanzaniane che lavorano immerse nell’acqua fino ai fianchi: “Appendo le giovani alghe su queste corde, aspetto due mesi affinché crescano prima di raccoglierle”, spiega raccontando come abbia iniziato a lavorare in questo settore per fornire un sostegno economico alla sua famiglia. Nel settore delle alghe è rappresentato all’80% dalle donne.
Una volta seccate le alghe vengono esportate negli Stati Uniti, in Francia e Cina, per essere utilizzate come gelificante alimentare, nel campo dei cosmetici o della medicina.
La concorrenza alla produzione tanzaniana arriva soprattutto dall’Indonesia e dalle Filippine, due paesi che hanno alterato gli equilibri del mercato facendo ridurre i prezzi e i salari. E il riscaldamento delle acque non ha fatto altro che peggiorare la situazione.
Via | Askanews
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