Ogm, le lobby contro l’obbligo di segnalazione in etichetta

Cosa preoccupa l’industria alimentare più di tutto? Informare i consumatori ed essere trasparente con chi riempie il carrello della spesa. Il consumatore informato e consapevole possiede gli strumenti per scegliere e il mercato, così come è stato strutturato, vuole ridurre al minimo le possibilità di scelta.

Due anni fa in Vermont è stata avviata una legge che è entrata in vigore lo scorso venerdì e che prevede di specificare la presenza di ingredienti geneticamente modificati nell’etichetta dei prodotti alimentari.

Si tratta di un importante riconoscimento del diritto all’informazione per il consumatore e arriva, non a caso, dallo Stato in cui è senatore Bernie Sanders, il candidato battuto nelle primarie dem da Hillary Clinton. Secondo recenti sondaggi 9 americani su 10 sono favorevoli alla trasparenza degli Ogm, ma le lobby dell’industria che fanno pressione sul Congresso cercano in tutti modi di contrastare l’entrata in vigore di questa legge.

Se in Vermont la legge è riuscita a passare, al Senato i lobbisti si sono presi la loro rivincita. Come? Con un compromesso grazie al quale le aziende potranno scegliere se indicare la presenza di Ogm con una scritta o un simbolo, con un QR code o, ancora, con un rimando a un sito web o a un numero verde. Tante scappatoie per rendere faticose le verifiche dei consumatori e dare una bella mano alle industrie che lavorano con prodotti geneticamente modificati.

Sono in molti a criticare questa proposta senatoriale e fra loro vi è anche il senatore Bernie Sanders.

In Italia, un rapporto del Ministero della salute ha evidenziato come nel 2.6% degli alimenti provenienti dall’agricoltura tradizionale siano presenti tracce di Ogm vietati dalla legge.
Negli Stati Uniti d’America, invece, la grande industria non si accontenta del fatto che gli Ogm non siano vietati, ma vuole anche avere la possibilità di rendere opaca la loro presenza.

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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