
The Pudong business district is shrouded by heavy air pollution in Shanghai on January 16, 2013. Several days of hazardous air quality across large swathes of northern China triggered an emergency response which saw schoolchildren kept indoors, factories closed and government cars parked. Experts are urging authorities to take firmer action to confront the consequences of China's rapid industrialisation -- and the spending habits of the middle classes created by its economic boom. TOPSHOTS AFP PHOTO/Mark RALSTON (Photo credit should read MARK RALSTON/AFP/Getty Images)
[blogo-video id=”165473″ title=”Allarme Oms: 92% popolazione mondiale respira aria inquinata” content=”” provider=”askanews” image_url=”http://engine.mperience.net/cdn/static/img/tmnews/20160927_video_13500584.jpg” thumb_maxres=”0″ url=”20160927_video_13500584″ embed=”PGRpdiBpZD0nbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fMTY1NDczJyBjbGFzcz0nbXAtdmlkZW9fY29udGVudCc+PHNjcmlwdCB0eXBlPSJ0ZXh0L2phdmFzY3JpcHQiIHNyYz0iaHR0cDovL2VuZ2luZS5tcGVyaWVuY2UubmV0L0VuZ2luZVdpZGdldC9zY3JpcHRzL3dpZGdldF8xIj48L3NjcmlwdD48ZGl2IGNsYXNzPSJtcGVfd2lkZ2V0IiBkYXRhLW1wZT0ndHlwZT1wbGF5ZXJ8YXBwSWQ9MTl8dGFyZ2V0SWQ9MjAxNjA5MjdfdmlkZW9fMTM1MDA1ODR8cGxheWVyT3B0aW9ucz17ImF1dG9wbGF5Ijoibm9uZSIsImFkdlVSTCI6Imh0dHA6Ly9pYi5hZG54cy5jb20vcHR2P21lbWJlcj0zNzA3JTI2JWludl9jb2RlPXByZXJvbGwtYXNrYW5ld3MteDUwLWRlc2t0b3AiLCJ1c2VJbWFTREsiOnRydWV9Jz48L2Rpdj48c3R5bGU+I21wLXZpZGVvX2NvbnRlbnRfXzE2NTQ3M3twb3NpdGlvbjogcmVsYXRpdmU7cGFkZGluZy1ib3R0b206IDU2LjI1JTtoZWlnaHQ6IDAgIWltcG9ydGFudDtvdmVyZmxvdzogaGlkZGVuO3dpZHRoOiAxMDAlICFpbXBvcnRhbnQ7fSAjbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fMTY1NDczIC5icmlkLCAjbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fMTY1NDczIGlmcmFtZSB7cG9zaXRpb246IGFic29sdXRlICFpbXBvcnRhbnQ7dG9wOiAwICFpbXBvcnRhbnQ7IGxlZnQ6IDAgIWltcG9ydGFudDt3aWR0aDogMTAwJSAhaW1wb3J0YW50O2hlaWdodDogMTAwJSAhaW1wb3J0YW50O308L3N0eWxlPjwvZGl2Pg==”]
Secondo quanto emerge da un rapporto elaborato dall’Università di Bath, nel Regno Unito, e pubblicato recentemente almeno il 92% della popolazione mondiale vive in luoghi in cui i livelli della qualità dell’aria non soddisfano i limiti stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
La stessa OMS chiede da tempo un’azione rapida per affrontare l’inquinamento atmosferico, causa principale di numerose malattie, croniche e non, sia respiratorie che cardiache. I livelli di smog sono “particolarmente alti” nelle aree del Mediterraneo orientale, del Sud-Est asiatico e del Pacifico occidentale.
“Esistono delle soluzioni, come un sistema di trasporti più sostenibile, una miglior gestione dei rifiuti solidi, l’uso di stufe e combustibili meno inquinanti per gli usi domestici, coniugati a energie rinnovabili e alla riduzione delle emissioni industriali”
ha sottolineato Maria Neira, direttrice del dipartimento di Salute pubblica dell’Oms. Stando a quanto riferisce Askanews il rapporto si fonda su dati provenienti da tremila località internazionali, per lo più città, ed è stato elaborato in collaborazione con l’università di Bath, in Gran Bretagna. Lo studio conclude che il 92% della popolazione mondiale vive in luoghi in cui la qualità dell’aria non corrisponde ai livelli minimi fissati dall’Oms per le particelle sottili, il cui diametro è minore di 2,5 micron e i cui limiti devono essere inferiori a una media annuale di 10 microgrammi per metro cubo. Gli inquinanti di queste particelle, solfati, nitrati e carbone, penetrano in profondità nei polmoni e da qui si riversano nel sistema cardio-vascolare causando gravissimi danni per la salute umana. Secondo le stime del 2012, almeno 6,5 milioni di decessi, cioè l’11,6% di quelli complessivi, sono associati al degrado della qualità dell’aria respirata.