
28 October 2018, Mecklenburg-Western Pomerania, Sassnitz: Picture of the offshore wind farm "Wikinger" ('Viking'), which goes into regular operation on 29 October 2018. The offshore wind farm is located 45 kilometres off the northeast coast of the island of Ruegen and covers an area of 34 square kilometres. The plant has an installed capacity of 350 megawatts, which corresponds to around 20 percent of the energy requirements of the state of Mecklenburg-Western Pomerania. Photo: Danny Gohlke/dpa (Photo by Danny Gohlke/picture alliance via Getty Images)
La Cina vuole ridurre l’uso delle fonti fossili per la produzione di elettricità, spostando la rotta verso le energie rinnovabili e a basso impatto ambientale. Una delle scommesse in atto è quella dell’eolico offshore, che sfrutta la forza del vento con turbine in mare aperto.
Questa è la nuova frontiera dell’eolico, perché si giova di moti d’aria più continui ed intensi, incidendo meno sui paesaggi offerti alla vista, anche se a costo di un maggiore impegno finanziario in fase di realizzazione e di gestione degli impianti.
Il governo cinese crede nella prospettiva, come testimonia l’approvazione dei progetti (battezzati “Tre gole sul mare”) per la realizzazione di 24 nuove installazioni al largo della provincia di Jiagnsu, posta lungo la costa orientale della nazione.
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L’investimento previsto per dare concretezza all’iniziativa è stato quantificato in 18 miliardi di dollari, che per il gigante della Grande Muraglia rappresentano una quota davvero contenuta del bilancio statale.
In cambio della spesa, entro il 2020 dagli impianti eolici offshore in fase di realizzazione si dovrebbero ricavare 6,7 GW di potenza complessiva, ma l’obiettivo è quello di spingersi a quota 10 GW.
In tempi non molto lontani la Cina potrebbe scavalcare il Regno Unito e la Germania sul podio dei produttori mondiali di energia eolica offshore, insediandosi in testa ad una classifica dove al momento occupa il terzo posto.
Fonte: EnergiaOltre