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Si è chiusa ieri l’edizione 2019 di Slow Fish, che ha lanciato la ricetta per il futuro dei nostri mari nell’ambito della manifestazione Slow Food, al Porto Antico di Genova.
Per un mondo più sostenibile, che ci metta al riparo da situazioni complicate in futuro sul piano della catena alimentare, è necessario intraprende già oggi alcune iniziative, anche perché le risorse sono limitate e la popolazione mondiale cresce.
Slow Fish lancia la sua ricetta, spiegata da Massimo Bernacchini, esponente del comitato esecutivo di Slow Food Italia: “È sempre più evidente che, affinché i mari continuino a essere riserve di cibo, dobbiamo decisamente cambiare le nostre abitudini: pescare meno e meglio, coltivare alghe e più molluschi. Insomma, un vero salto culturale in cui Slow Food deve assumere un importante ruolo guida coinvolgendo pescatori e allevatori, cuochi e consumatori“.
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Nei quattro giorni di lavori, i delegati internazionali della rete di Slow Fish e del comitato scientifico si sono confrontati su diversi argomenti, in particolare sul tema centrale di questa nona edizione: “Il mare: bene comune”.
Questa la posizione del comitato scientifico di Slow Fish: “Per riuscire ad affrontare in modo sostenibile l’aumento della popolazione mondiale mantenendo un mare ancora ricco, dobbiamo puntare alla parte inferiore della catena alimentare, evitando quindi i pesci che si trovano all’apice, come tonno o pesce spada, che tra l’altro contengono un’elevata quantità di contaminanti persistenti, a favore di bivalvi, crostacei, plancton e alghe, potenzialmente molto abbondanti“.
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