
Cosa succede dopo il riciclo del vetro - ecoblog.it
L’Italia supera il 77% di riciclo del vetro, battendo gli obiettivi europei. CoReVe guida un sistema che trasforma i rifiuti in nuova materia prima con benefici ambientali concreti.
Il vetro ha una storia lunga quanto la civiltà, ma continua a essere centrale anche nel presente. Durante l’Impero romano, oggetti rotti come ampolle o coppe venivano raccolti, fusi e trasformati in nuovi contenitori. Un’abitudine diffusa, dettata più dal pragmatismo che dalla coscienza ecologica. Oggi, a distanza di secoli, l’Italia è tra i paesi che più valorizzano il riciclo del vetro, trasformandolo in una risorsa continua. Ogni bottiglia raccolta e rigenerata evita di finire in discarica, mantiene intatte le sue proprietà e riduce gli impatti ambientali. Il vetro è uno dei pochi materiali che non perde qualità nel tempo e può essere riutilizzato all’infinito, se trattato correttamente.
Un ciclo virtuoso che parte dalle case e arriva alle vetrerie
Ogni giorno, nelle abitazioni italiane, si compie un gesto semplice: gettare una bottiglia o un vasetto nel contenitore giusto. Da lì inizia un percorso che passa per la selezione, la frantumazione e la purificazione, fino alla fusione. A occuparsene è CoReVe, il consorzio nazionale per il riciclo del vetro, che coordina tutta la filiera. I rifiuti in vetro vengono trasformati in Materia Prima Seconda, cioè in un granulato pronto a essere reimpiegato dalle vetrerie per produrre nuovi contenitori. Questo processo permette di evitare l’estrazione di nuove risorse naturali, come sabbia o soda, e di risparmiare energia in modo concreto.

Nel 2023, il sistema ha raggiunto un tasso di riciclo del 77,4%, superando la soglia del 75% prevista dall’Unione Europea per il 2030. Un dato che ha conseguenze reali: il risparmio stimato in termini di emissioni è stato pari a 2,4 milioni di tonnellate di CO₂, cioè quanto emettono oltre un milione e mezzo di automobili in un anno. In termini energetici, la quantità di gas naturale non utilizzata ha superato i 400 milioni di metri cubi, abbastanza per coprire i consumi di una città delle dimensioni di Milano. Non è solo un risultato tecnico, è un effetto tangibile sull’ambiente, sull’aria, sulla salute collettiva.
Questo sistema funziona anche perché si fonda su una partecipazione diffusa, che parte dalle famiglie. Ogni errore nella raccolta, come gettare tappi o vetri non adatti, può compromettere l’intero ciclo. La qualità del vetro raccolto è cruciale: solo il materiale privo di contaminazioni può essere rifuso e riutilizzato. Per questo è importante non usare sacchetti nel conferimento, evitare oggetti come lampadine o cristalli, che hanno una composizione diversa, e prestare attenzione anche ai più piccoli dettagli.
Il vetro vergine ha un costo ambientale che non possiamo più permetterci
Produrre vetro da materie prime vergini significa scavare, trasportare, consumare energia. Le cave da cui si estrae la sabbia modificano interi paesaggi, distruggono habitat naturali e consumano suolo fertile. Ogni tonnellata di vetro nuovo comporta un impatto ambientale significativo, anche se spesso invisibile. Riciclare, invece, significa evitare tutto questo: meno traffico pesante, meno emissioni, meno consumo di territorio.
Non è un caso se, negli ultimi anni, CoReVe ha rilanciato campagne di sensibilizzazione per spingere cittadini e imprese a scegliere il vetro in modo consapevole. Una delle iniziative più recenti, “In vetro è meglio”, mira proprio a evidenziare i vantaggi concreti di questo materiale rispetto ad alternative meno sostenibili. Il vetro non rilascia sostanze tossiche, è adatto al contatto con gli alimenti, e può tornare sugli scaffali in meno di trenta giorni dal suo primo utilizzo.
Il coinvolgimento delle nuove generazioni è un altro elemento decisivo. Secondo un’indagine recente, tre ragazzi su quattro tra i 14 e i 17 anni partecipano attivamente al riciclo del vetro. Un dato che racconta non solo attenzione, ma anche coscienza ambientale. Attraverso progetti nelle scuole, CoReVe sta lavorando per rafforzare questa cultura, spiegando non solo come riciclare, ma anche perché è importante farlo. L’obiettivo è chiaro: trasformare una buona pratica in una regola di comportamento condivisa, stabile e duratura.
Il vetro, da materiale comune, si sta riscoprendo come simbolo di un’economia circolare autentica, capace di produrre benefici ambientali concreti senza rinunciare alla funzionalità. Ogni bottiglia recuperata è una risorsa salvata. E ogni scelta fatta oggi, nel quotidiano, costruisce le condizioni per un domani più pulito.