
Nuova tassa per i viaggiatori: chi dovrà pagarla proprio prima della partenza per le vacanze - Ecoblog.it
Forse dovrai rifare i calcoli per le vacanze: è in arrivo una nuova tassa per chi viaggia, proprio poco prima di agosto.
Una novità fiscale importante sta per modificare i piani di viaggio di molti turisti, viaggiatori d’affari e studenti internazionali diretti negli Stati Uniti: una nuova tassa da versare al momento del rilascio del visto non immigrante sta entrando in vigore nel corso dell’anno fiscale 2025, con impatti significativi sui costi complessivi del viaggio.
Nuova tassa per i visti non immigranti negli Stati Uniti: cosa prevede
Tra le misure meno evidenti ma di grande rilevanza contenute nell’One Big Beautiful Bill Act, approvato durante l’amministrazione Trump e ora operativo, è stata introdotta una tassa di integrità del visto. Questa impone un pagamento di 250 dollari, da versare come cauzione al momento del rilascio del visto per turisti, viaggiatori d’affari e studenti, con la possibilità di rimborso al termine del viaggio, purché vengano rispettati specifici requisiti. La cifra di 250 dollari è stata stabilita per l’anno fiscale 2025, che si concluderà il 30 settembre prossimo. Il Segretario della Sicurezza Nazionale ha facoltà di aumentare questo importo e, annualmente, la tassa sarà adeguata in base all’inflazione.
Il versamento avverrà contestualmente all’emissione del visto, diventando così un costo aggiuntivo da considerare nella pianificazione economica del viaggio. Secondo le stime ufficiali, l’introduzione di questa tassa dovrebbe generare nuove entrate per circa 28,9 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni, contribuendo a ridurre il deficit federale statunitense. Nel medesimo periodo, è previsto il rilascio di circa 120 milioni di visti non immigranti, con una media annuale attorno ai 10 milioni. La maggior parte di questi visti ha validità pluriennale, pertanto solo un numero limitato di richiedenti procederà alla richiesta di rimborso.
Il diritto al rimborso è riservato ai titolari di visto che rispettano le condizioni previste, come il divieto di svolgere lavori non autorizzati e il rispetto della durata massima della permanenza, fissata in cinque giorni di tolleranza oltre la scadenza ufficiale. I dati storici indicano che tra il 2016 e il 2022 solo l’1-2% dei viaggiatori ha superato la durata consentita, suggerendo che il rimborso sarà accessibile a gran parte dei beneficiari. Il rimborso verrà erogato solo dopo la scadenza del visto e, nel caso in cui non venga richiesto o concesso, la somma resterà nel Fondo generale del Governo, aumentando così le entrate statali.

Nonostante l’introduzione di questa tassa, gli esperti prevedono che la domanda di visti non immigranti non subirà un calo significativo. La ragione principale è che la maggioranza dei viaggiatori internazionali verso gli Stati Uniti appartiene a fasce di reddito medio-alto, per cui un incremento di 250 dollari rappresenta un costo aggiuntivo gestibile rispetto al prezzo complessivo del viaggio. Ana Garcia, analista senior di equity presso CFRA Research, sottolinea come «per i viaggiatori benestanti, i 250 dollari aggiuntivi rappresentano un incremento sostenibile e la struttura tariffaria sembra studiata più per migliorare il rispetto delle normative che per disincentivare il turismo o i viaggi di lavoro».
Al momento non è stata ancora stabilita la data esatta di entrata in vigore della nuova tassa, che si aggiungerà agli oneri già previsti. Per esempio, un lavoratore che attualmente paga una quota di iscrizione ai servizi consolari di 205 dollari potrebbe dover sostenere una spesa complessiva di 455 dollari una volta che la tassa sarà pienamente operativa. Questa nuova misura invita quindi a rivedere con attenzione il budget di viaggio per gli Stati Uniti, soprattutto in vista del picco stagionale di agosto, quando molti italiani e stranieri pianificano le loro vacanze o trasferte di lavoro nel Paese a stelle e strisce.