
Case green, il ritardo potrebbe costare caro all'Italia in Europa - Ecoblog.it
L’Italia rischia una maxi multa dall’Europa sul tema dell’obbligo delle case green: cosa significa per i proprietari di immobili.
Mentre l’Italia affronta ondate di calore sempre più intense, il Paese continua a scontrarsi con un problema strutturale: oltre il 75% degli edifici residenziali italiani resta ancora energivoro, riflettendo dinamiche di consumo energetico tipiche degli anni Settanta.
Nonostante la pressione crescente da parte dell’Unione Europea per una rapida riqualificazione del patrimonio edilizio, il Governo italiano ha nuovamente rinviato l’adozione della direttiva europea 2024/1275, nota come “Case green”, suscitando allarme tra esperti e associazioni ambientaliste.
L’Italia e il mancato recepimento della direttiva europea “Case green”
Il 22 luglio 2025, il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge di delegazione europea per il 2025, che però esclude ancora una volta la direttiva Epbd 2024/1275, il fulcro delle politiche di efficientamento energetico degli edifici. Questa direttiva, entrata in vigore lo scorso 29 maggio, impone agli Stati membri di adottare misure vincolanti per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici, con scadenze precise: il recepimento deve avvenire entro il maggio 2026, mentre le prime azioni concrete sono attese entro dicembre 2025.
Per l’Italia, questo significa una sfida cruciale: riqualificare almeno il 44% degli immobili classificati nelle classi energetiche più basse (E, F e G), pari a circa 9,7 milioni di unità abitative, per ridurre i consumi del settore almeno del 16% entro il 2030 e raggiungere un taglio tra il 20 e il 22% entro il 2035. Obiettivi ambiziosi, ma fondamentali per garantire una significativa riduzione delle emissioni di CO₂, stimata in oltre 14 milioni di tonnellate all’anno, secondo le stime delle associazioni ambientaliste.
L’assenza della direttiva Epbd nel pacchetto normativo nazionale ha immediatamente sollevato reazioni dure da parte di Greenpeace, Legambiente, WWF, Kyoto Club, Coordinamento Free e Arse, che hanno definito la decisione del Governo una “brutta notizia” destinata a rallentare la transizione ecologica italiana. Queste organizzazioni hanno inoltre evidenziato il rischio concreto che la Commissione europea possa avviare una procedura d’infrazione contro l’Italia qualora non vengano rispettate le scadenze fissate.

Il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, ha ricordato come il nostro Paese abbia già accumulato 66 procedure d’infrazione attive, di cui 12 legate al mancato recepimento di direttive europee, con sanzioni che dal 2012 hanno superato 1,2 miliardi di euro. Il mancato rispetto della direttiva Case green rischia dunque non solo di danneggiare l’ambiente, ma anche di causare pesanti conseguenze economiche per l’Italia.
Un altro elemento critico segnalato da Confabitare nel suo vademecum “La transizione energetica e la sicurezza dell’abitare” riguarda la mancanza di misure finanziarie vincolanti previste dalla direttiva. L’azione di riqualificazione energetica mancherà di un supporto economico strutturato, lasciando agli Stati la responsabilità di definire incentivi e sostegni, con un’incertezza che potrebbe rallentare interventi necessari soprattutto per le famiglie vulnerabili. Confabitare sottolinea come, oltre ai fondi pubblici, sarà indispensabile coinvolgere capitali privati, ma senza mai perdere di vista l’interesse collettivo.
Il nodo politico si fa stringente, soprattutto considerando che tutti i partiti della maggioranza in Parlamento europeo avevano votato contro la direttiva, lasciando per ora in bilico la sua attuazione a livello nazionale. Secondo il Centro studi della Fondazione geometri, l’Italia ha finora raggiunto solo una riduzione del 9,1% nei consumi energetici degli edifici residenziali, ben lontana dal target minimo del 16% previsto entro il 2030. Altri Paesi europei, invece, stanno accelerando con piani concreti per la decarbonizzazione del settore edilizio.
Il mancato recepimento della direttiva “Case green” rappresenta quindi un’occasione perduta per rilanciare il settore delle costruzioni, generare nuovi posti di lavoro e contrastare la povertà energetica, temi che connotano profondamente la qualità della vita e la sostenibilità economica delle famiglie italiane. Questo ritardo rischia di trasformare un’opportunità ambientale ed economica in una vera e propria emergenza politica, con ricadute difficili da recuperare nei prossimi anni.