
Reflusso, l’incubo estivo che colpisce 1 italiano su 4 - ecoblog.it
Disidratazione, alimentazione sbilanciata e caldo rallentano la digestione e aggravano i sintomi: gli specialisti valutano ora anche la chirurgia.
Con l’arrivo del caldo e i cambiamenti nel modo di mangiare tipici dell’estate, i sintomi del reflusso gastroesofageo tendono a peggiorare. Colpisce fino a 11,5 milioni di italiani, e per chi ne soffre i mesi estivi si trasformano in una stagione difficile, tra acidità, bruciori e digestione rallentata. Le alte temperature favoriscono la disidratazione, mentre le abitudini alimentari vacanziere — ricche di cibi grassi, freddi o piccanti — compromettono l’equilibrio gastrico. A Napoli, durante il secondo congresso “Hot Topics in Functional Digestive Surgery Meeting” organizzato dall’Ospedale Buon Consiglio Fatebenefratelli insieme alla Società Italiana Unitaria di Colon-Proctologia, gli specialisti hanno discusso proprio di questo. E, per i casi più gravi, hanno evidenziato l’efficacia delle nuove soluzioni chirurgiche personalizzate, sempre più adottate in alternativa ai trattamenti farmacologici.
Il reflusso in estate peggiora: cause, sintomi e rischi
Il dottor Adolfo Renzi, responsabile dell’Unità Operativa dedicata alle malattie funzionali dell’apparato digerente presso il Buon Consiglio di Napoli, ha spiegato come il reflusso sia spesso legato a un’alterazione del cardias, la valvola che separa esofago e stomaco. In molti pazienti, il problema si associa a una ernia iatale, cioè la risalita di una porzione dello stomaco attraverso il diaframma. Secondo Renzi, durante l’estate si aggiungono altri elementi che peggiorano la situazione: si beve meno, si mangiano cibi inadatti e il corpo perde elettroliti con il sudore. Tutto questo influisce sulla motilità gastrica e sulla produzione di acido cloridrico. Un apporto d’acqua insufficiente, ad esempio, rende più acidi i succhi gastrici, e ciò può scatenare sintomi come acidità, bruciore, gonfiore. A peggiorare le cose, piatti ricchi di grassi, fritti, bevande gassate e alcolici, che d’estate si consumano con più leggerezza. Renzi fa notare come l’aumento delle temperature rallenti anche la digestione, un fattore che amplifica i fastidi in chi già convive con una forma cronica del disturbo.

Tra i consigli principali, spiccano quelli legati all’alimentazione: evitare cioccolato, caffè, cipolla cruda, spezie piccanti e tutti gli alimenti che aumentano la pressione addominale. Anche il modo in cui si mangia conta: porzioni ridotte, pasti frequenti, e attenzione a non stendersi subito dopo aver mangiato. Ma in molti casi, anche cambiando stile di vita, i sintomi restano.
Quando la chirurgia diventa una soluzione concreta
Nei pazienti in cui la terapia farmacologica non funziona o deve essere assunta per lunghi periodi, gli specialisti stanno valutando sempre più spesso il ricorso alla chirurgia. Ma solo dopo una diagnosi approfondita. Renzi chiarisce che occorrono esami come gastroscopia, pH-metria delle 24 ore e manometria esofagea, strumenti fondamentali per capire esattamente l’origine del disturbo.
Tra le tecniche più diffuse c’è la Fundoplicatio secondo Nissen, in cui una parte dello stomaco viene avvolta attorno all’esofago per impedire la risalita dell’acido. Offre buoni risultati, ma può causare disfagia nei giorni successivi all’intervento. Per questo motivo, alcuni centri sperimentano dispositivi alternativi come lo sfintere esofageo magnetico: un piccolo anello in titanio con perle magnetiche, impiantato in laparoscopia, che crea una barriera mobile capace di bloccare il reflusso senza impedire il passaggio del cibo.
Più recente è il sistema Reflux Stop, una sorta di “tappo” in silicone delle dimensioni di una moneta da un euro. Anche in questo caso si interviene con tecnica mininvasiva. Il vantaggio, spiegano i medici, è che non viene compresso lo sfintere e si riduce il rischio di effetti collaterali. I tempi di ricovero si accorciano e la ripresa è più veloce. Per Renzi, questi approcci rappresentano oggi una risposta concreta e duratura per i pazienti affetti da reflusso cronico, anche nei casi più complicati.