
Tutti abbiamo sempre sbagliato a smaltirli - ecoblog.it
Dall’uso eccessivo di medicinali sintetici alla contaminazione di acqua e suolo: perché scegliere con attenzione come curare i più piccoli.
La dottoressa Vitalia Murgia, pediatra con oltre trent’anni di esperienza, è da tempo un punto di riferimento per chi cerca un approccio più equilibrato e rispettoso nella cura dei bambini. Non solo per la competenza clinica maturata in decenni di lavoro sul campo, ma per una visione che integra medicina tradizionale e fitoterapia, con una particolare attenzione agli effetti ambientali dei farmaci. A colpire, nel suo modo di comunicare, è la chiarezza con cui riesce a rendere semplici concetti spesso tecnici: lo smaltimento corretto dei medicinali, ad esempio, non è solo una buona pratica, ma un gesto essenziale per la salute collettiva e per la tutela dell’ecosistema.
L’impatto invisibile dei farmaci gettati nel lavandino
Secondo la dottoressa Murgia, gettare pillole o sciroppi avanzati nel water o nella spazzatura è un gesto che si ripercuote direttamente sull’ambiente. I farmaci smaltiti in modo errato finiscono nei corsi d’acqua, entrano nelle falde e possono raggiungere persino l’acqua potabile. Non è un rischio ipotetico. Le sostanze attive, non completamente filtrate dagli impianti di depurazione, restano presenti nei fiumi e nei terreni, danneggiano la fauna, modificano gli equilibri biologici e possono contribuire alla diffusione di batteri resistenti.

Un esempio emblematico riguarda gli ormoni contenuti nelle pillole anticoncezionali, rilevati in forma di tracce nei laghi e responsabili di anomalie ormonali nei pesci. O il caso del diclofenac, un antinfiammatorio comunemente usato, che ha causato la morte di migliaia di avvoltoi in Pakistan dopo l’ingestione di carcasse contaminate. Anche dosi minime, ripetute nel tempo, possono innescare alterazioni nei meccanismi riproduttivi degli animali o interferire con gli organi interni dei pesci.
Da qui l’invito a raccogliere i farmaci inutilizzati in un contenitore e portarli in farmacia, dove esistono appositi cassonetti di raccolta differenziata, oppure nei centri comunali di smaltimento. È un gesto semplice, alla portata di tutti, e che — come sottolinea Murgia — “fa la differenza, perché milioni di piccoli gesti quotidiani possono davvero cambiare le cose.”
Curare i bambini con sostanze naturali riduce l’impatto sull’ambiente
Oltre allo smaltimento corretto, la pediatra Murgia promuove da anni una riflessione più ampia: ridurre l’uso eccessivo dei farmaci di sintesi quando non necessario, soprattutto nei bambini. “Per molti disturbi comuni — spiega — esistono soluzioni naturali sicure, efficaci e meno impattanti sull’organismo e sull’ambiente.” Prodotti a base di estratti vegetali, se di qualità certificata, non lasciano residui persistenti e si degradano completamente nel tempo. Sono quindi biodegradabili, non si accumulano né nel corpo né nella natura, e rispondono ai principi della cosiddetta One Health, un approccio integrato che collega salute umana, animale e ambientale.
La fitoterapia può offrire supporto per problemi frequenti in età pediatrica: raffreddori, tosse, disturbi gastrici, dolori addominali lievi, episodi di stipsi o piccoli malesseri che non richiedono l’intervento diretto di farmaci chimici. “Ovviamente — precisa Murgia — deve esserci sempre la valutazione del pediatra, ma in molti casi è possibile evitare farmaci più invasivi.”
Un aspetto spesso ignorato riguarda anche la qualità delle materie prime vegetali. Non basta che siano naturali: bisogna valutare il metodo di coltivazione, l’assenza di contaminanti, la lavorazione, e l’adeguatezza della formulazione per i più piccoli. Molti genitori — osserva Murgia — scelgono d’impulso, magari influenzati dalla confezione o dal prezzo. È invece fondamentale leggere le etichette, accertarsi della tracciabilità della pianta e preferire prodotti certificati.
L’educazione inizia anche da questi gesti. Ridurre l’uso di antibiotici quando non necessari, idratare correttamente, umidificare l’ambiente, usare lavaggi nasali prima di correre in farmacia. Non sono “rimedi della nonna”, ma buone pratiche supportate da anni di esperienza clinica.