
Belle le passeggiate in natura, ma nascondono un pericolo - ecoblog.it
Passeggiate nei boschi e gite in natura possono nascondere un pericolo: l’encefalite da zecche. Ecco come riconoscere i sintomi e perché il vaccino resta la protezione più sicura.
Passeggiare nei boschi o fare trekking è un piacere sempre più diffuso, ma nasconde un insidioso nemico invisibile: la zecca del genere Ixodes, in grado di trasmettere l’encefalite da zecche, nota come TBE. Si tratta di una malattia virale che può colpire duramente il sistema nervoso centrale. La puntura, resa indolore dalla saliva della zecca che agisce come un anestetico, passa quasi sempre inosservata. L’incubazione varia dai 4 ai 28 giorni, con una media di otto.
Nel 70% dei casi l’infezione decorre senza sintomi o con disturbi lievi, ma nel restante 30% si manifesta in due fasi. La prima, a distanza di pochi giorni dal morso, porta febbre alta, mal di testa forte, dolori muscolari, stanchezza e mal di gola. Dopo una temporanea regressione, nel 10-20% dei pazienti si apre la seconda fase, caratterizzata da encefalite, meningite o paralisi flaccida, complicazioni che possono lasciare conseguenze permanenti. Nei bambini, in genere, la forma è più lieve, ma la mortalità complessiva oscilla comunque tra l’1 e il 5%.
L’incidenza in Italia e in Europa
In Italia la TBE è presente soprattutto nelle aree del Trentino-Alto Adige, Belluno e Gorizia. I dati confermano una crescita costante: da 2 casi segnalati nel 1992 a 19 nel 2002, fino a decine di episodi negli anni più recenti.

La situazione è simile in Europa, dove la malattia rappresenta una delle più comuni infezioni virali del sistema nervoso. Tra il 1974 e il 2003 i casi sono aumentati del 400%, con una media annua di quasi 9.000 segnalazioni in 19 Paesi, tra cui Austria, Germania, Svezia, Slovenia, Polonia e Repubblica Ceca. Oltre al continente europeo, la TBE è endemica in Cina settentrionale e Mongolia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima ogni anno tra 10.000 e 12.000 nuovi casi, spesso legati ad attività all’aperto in zone boschive.
Prevenzione e vaccino: come difendersi dal virus
Il primo passo per proteggersi è comportamentale: indossare pantaloni lunghi e maglie a maniche lunghe nei boschi, applicare repellenti specifici, controllare la pelle al rientro e non consumare latte crudo o formaggi prodotti senza pastorizzazione.
Per chi vive o lavora in aree endemiche, la misura più efficace resta il vaccino. In Italia è disponibile un preparato inattivato da somministrare in tre dosi: le prime due a distanza di 1-3 mesi, la terza dopo 9-12 mesi. La protezione dura circa tre anni. Esiste anche una formulazione pediatrica per i bambini dai 12 mesi ai 15 anni. È importante iniziare il ciclo vaccinale nei mesi invernali, così da avere la copertura prima della stagione più a rischio, quella primaverile.
Gli effetti collaterali sono lievi e transitori: dolore nella sede di iniezione, malessere generale, cefalea. Le reazioni allergiche sono rare. Al contrario, i rischi della malattia sono molto più pesanti: encefalite, danni neurologici permanenti e, in alcuni casi, morte.
La TBE è una minaccia che cresce silenziosamente. Essere consapevoli del pericolo, riconoscere i sintomi e affidarsi alla prevenzione può fare la differenza tra una passeggiata serena e un pericolo che segna la vita.