
Importanza della regolarità nel ritmo sonno-veglia(www.ecoconsigli.it)
Un recente studio dell’Università di Pechino ha rivoluzionato le nostre convinzioni riguardo al sonno e alla sua influenza sulla salute.
Il monitoraggio di oltre 88mila persone per quasi sette anni ha evidenziato legami significativi tra le abitudini notturne e il rischio di sviluppare più di 170 diverse patologie.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Health Data Science, ha utilizzato dati oggettivi raccolti tramite dispositivi di monitoraggio del sonno appartenenti ai partecipanti della Biobanca del Regno Unito. Le analisi hanno mostrato che la regolarità del sonno rappresenta un fattore cruciale per la prevenzione di molte malattie, spesso più determinante della semplice quantità di ore dormite.
Andare a letto dopo la mezzanotte e mezza, ad esempio, aumenta di 2,57 volte il rischio di cirrosi epatica, mentre una instabilità nei ritmi circadiani fa schizzare fino a 2,61 volte la probabilità di gangrena. Questi dati sottolineano l’importanza di mantenere orari costanti per il sonno, un aspetto troppo spesso trascurato nella prevenzione sanitaria quotidiana. Come ha spiegato il professor Shengfeng Wang, autore principale dello studio, «è necessario ampliare la nostra definizione di buon sonno oltre la semplice durata, includendo la regolarità e la qualità».
Inoltre, è stato smontato il mito secondo cui dormire troppo faccia necessariamente male: l’associazione negativa tra sonno prolungato e malattie è stata confermata solo per una patologia specifica, mentre molto spesso chi pensa di dormire a lungo trascorre in realtà molto tempo a letto senza sonno reale, confondendo il riposo con l’insonnia o il girarsi nel letto.
Sonno e salute cardiovascolare: un legame indissolubile
Ulteriori ricerche confermano che un sonno regolare e di qualità protegge il cuore e favorisce anche il recupero dopo eventi come l’infarto. Uno studio pubblicato su Nature ha dimostrato che il sonno profondo riduce l’infiammazione cardiaca e migliora la funzionalità del cuore, mentre la privazione del sonno può aggravare aritmie e tachicardie. Nel caso di 78 pazienti con sindrome coronarica acuta, chi ha mantenuto un sonno regolare nelle settimane successive ha mostrato un recupero migliore e un rischio minore di eventi cardiovascolari nei due anni successivi.
Il professor Roberto Pedretti, esperto in Malattie cardiovascolari all’Università di Milano Bicocca, spiega che la mancanza di sonno altera il sistema immunitario, aumenta lo stress cronico e promuove l’infiammazione sistemica, danneggiando l’endotelio vascolare e favorendo malattie cardiovascolari come infarto, ipertensione e aritmie. Nel 2022 l’American Heart Association ha incluso il sonno tra gli otto fattori essenziali per la salute cardiovascolare, sottolineandone il ruolo fondamentale nel benessere generale.

Non basta dormire un certo numero di ore per definirsi riposati: una ricerca pubblicata su QJM: An International Journal of Medicine ha individuato cinque fattori chiave per valutare la qualità del sonno:
- Dormire tra le 7 e le 8 ore per notte;
- Avere poche difficoltà ad addormentarsi;
- Mantenere il sonno senza risvegli frequenti (non più di due volte a settimana);
- Sentirsi riposati al risveglio almeno cinque giorni a settimana;
- Non fare uso di farmaci per dormire.
Questi criteri aiutano a distinguere un sonno rigenerante da un semplice tempo passato a letto. Il professor Luigi Ferini Strambi, neurologo e direttore del Centro di Medicina del Sonno all’Ospedale San Raffaele di Milano, ricorda che una breve durata del sonno può essere un segnale precoce di malattie neurodegenerative, mentre un sonno troppo lungo può rappresentare un fattore di rischio per demenza, sebbene sia importante non allarmarsi inutilmente.
Regolarità del sonno e longevità: un binomio confermato
Uno studio condotto su oltre 60mila partecipanti della UK Biobank e pubblicato sulla rivista Sleep ha evidenziato come la regolarità del sonno sia un indicatore più potente del rischio di mortalità rispetto alla durata stessa del sonno. Mantenere orari costanti per addormentarsi e svegliarsi riduce il rischio di mortalità fino al 48%, anche se il riposo è di sole 6 ore a notte.
Il neurologo Ferini Strambi precisa che un ritmo circadiano stabile è essenziale per la regolazione di ormoni come il cortisolo, per il potenziamento del sistema immunitario e per il funzionamento generale dell’organismo. Sebbene esistano i cosiddetti “brevi dormitori”, che soffrono meno per un sonno ridotto grazie a predisposizioni genetiche, per la maggior parte delle persone è fondamentale mantenere un ritmo sonno-veglia regolare.