
Maltrattamenti sugli animali: carcere fino a 4 anni e sanzioni altissime - Ecoblog.it
Carcere fino a 4 anni e multe pesantissime: cosa si rischia oggi per maltrattamenti agli animali, tutte le nuove norme.
La tutela degli animali nel nostro Paese si fa più severa grazie alla recente riforma legislativa che introduce modifiche sostanziali al codice penale, con l’obiettivo di contrastare efficacemente i maltrattamenti e le violenze sugli animali.
Le nuove norme inaspriscono le pene e rafforzano i meccanismi di sequestro e confisca, segnando un cambio di paradigma nella protezione giuridica degli animali, considerati ora soggetti di diritti indipendenti dalla percezione umana.
Le novità principali della riforma contro il maltrattamento degli animali
Il titolo IX-bis del codice penale, che in precedenza era intitolato “Dei delitti contro il sentimento dell’uomo per gli animali”, viene ribattezzato “Dei delitti contro gli animali”, una modifica che riflette l’intento di porre l’animale al centro della tutela giuridica, riconoscendone diritti propri. Tra le novità più rilevanti spicca l’inasprimento delle pene per i reati di maltrattamento e uccisione di animali. Chi maltratta un animale rischia ora fino a 2 anni di reclusione senza possibilità di sanzioni pecuniarie alternative, mentre le multe per chi detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura sono aumentate da un minimo di 5.000 euro a un massimo di 10.000 euro.
In materia di uccisione, la riforma introduce una doppia soglia di pena: da 6 mesi a 3 anni di carcere e multe da 5.000 a 30.000 euro per chi uccide un animale senza necessità; nei casi più gravi, come l’uccisione con sevizie o sofferenze prolungate, la pena può arrivare fino a 4 anni di reclusione e 60.000 euro di multa. Inoltre, se i fatti avvengono alla presenza di minori o coinvolgono più animali, le pene aumentano di un terzo e si applicano anche se le immagini vengono diffuse online.
Tra le disposizioni più innovative spicca il divieto nazionale di tenere il cane alla catena, una pratica finora regolata solo da alcune leggi regionali. Ora la sua violazione è sanzionata con multe che variano da 500 a 5.000 euro. La riforma vieta anche l’uso commerciale delle pellicce di gatto domestico, un passo in avanti significativo nella lotta allo sfruttamento animale. Le nuove normative proibiscono inoltre l’abbattimento degli animali coinvolti in reati, che dovranno essere custoditi in modo adeguato fino al termine del processo, garantendo così la loro incolumità e benessere.

Le sanzioni per l’organizzazione, la partecipazione o il favoreggiamento di combattimenti tra animali sono state inasprite, con pene detentive elevate da 1–3 anni a 2–4 anni. La legge punisce non solo chi organizza gli eventi, ma anche chi svolge compiti logistici o in altro modo favorisce tali pratiche. Gli spettacoli e manifestazioni che comportano sevizie o strazio per gli animali ora prevedono multe molto più severe, da 15.000 a 30.000 euro, raddoppiando così il limite massimo precedente. Questo rappresenta un significativo deterrente contro ogni forma di intrattenimento che preveda sofferenza animale.
Un’importante innovazione riguarda l’introduzione dell’articolo 260-bis nel codice di procedura penale, che riconosce un ruolo attivo alle associazioni animaliste. Queste organizzazioni potranno richiedere il riesame del sequestro per assicurare il benessere degli animali coinvolti e ottenere l’affidamento definitivo mediante cauzione. Le principali associazioni italiane come Enpa, Legambiente, Leal, Leidaa, Lipu, Lndc Animal Protection, Oipa e Wwf Italia hanno accolto con favore la riforma, definendola una vera e propria rivoluzione normativa.
Secondo il loro giudizio, si tratta di un primo passo fondamentale per adeguare la legislazione italiana all’articolo 9 della Costituzione, alla giurisprudenza consolidata e alle conoscenze scientifiche più avanzate, riflettendo il crescente sentimento di rispetto verso gli animali nella società. Con queste nuove disposizioni, l’Italia sancisce un impegno più rigoroso e concreto nella lotta contro ogni forma di violenza e sfruttamento animale, tracciando una strada che potrebbe rappresentare un modello anche per altri Paesi.