
Non sono temporali normali: cosa sono davvero le supercelle - ecoblog.it
Tra fine agosto e i primi giorni di settembre 2025, il Nord Italia è stato colpito da una serie di temporali estremi classificabili come supercelle, che hanno provocato grandinate eccezionali, forti raffiche di vento e numerosi allagamenti improvvisi. Le regioni più coinvolte sono state Lombardia, Piemonte e Liguria, dove i fenomeni hanno causato danni a coltivazioni, infrastrutture e reti elettriche. Secondo quanto riportato da IlMeteo.it, in alcune province le dimensioni della grandine hanno superato i 6 cm.
L’origine di questi episodi violenti è legata all’alta temperatura delle acque del Mediterraneo, che ha generato un ambiente instabile, favorendo lo sviluppo di celle rotanti. Il contrasto tra masse d’aria calda e fredda, in arrivo da nord, ha fatto il resto. Anche le coste tirreniche sono state interessate da fenomeni simili, con fulminazioni intense e raffiche improvvise, specialmente tra Toscana e Campania.
Il bollettino diffuso da PRETEMP ha indicato un livello di allerta 2 per supercelle in diverse aree settentrionali, in particolare nelle zone prealpine e lungo la fascia padana. Le simulazioni meteo hanno evidenziato una forte instabilità verticale e un aumento della vorticità nei bassi strati, due condizioni che, quando si presentano insieme, segnalano un potenziale mesociclonico. È il cuore stesso di una supercella a prendere forma: un sistema temporalesco organizzato e pericoloso, alimentato da una corrente ascensionale che ruota su sé stessa.
Cosa sono le supercelle e perché sono così pericolose
Le supercelle temporalesche sono i fenomeni più intensi e duraturi che possono svilupparsi nell’atmosfera. Si distinguono da altri tipi di temporali perché al loro interno è presente un mesociclone, cioè una colonna d’aria in rotazione verticale. Questa caratteristica consente alla cella di sostenersi per diverse ore, mantenendo attiva la precipitazione e, nei casi più gravi, originando tornado, downburst e grandinate estreme.

Secondo il National Weather Service, la chiave del funzionamento di una supercella sta nella separazione tra le correnti ascendenti e discendenti: una dinamica che evita il collasso rapido del sistema e ne prolunga l’intensità. I meteorologi riescono a identificarle attraverso il cosiddetto hook echo nei radar meteorologici, un segnale grafico che tradisce la rotazione interna.
Gli effetti di questi sistemi sono spesso devastanti. Grandine di grandi dimensioni, in alcuni casi superiore ai 10 cm, venti che superano i 300 km/h e piogge torrenziali localizzate in poco tempo. Le supercelle ad alta precipitazione (HP) tendono a causare allagamenti improvvisi, mentre quelle a bassa precipitazione (LP) scaricano grandine visibile ma meno pioggia. In entrambi i casi, le colture agricole subiscono danni pesanti: raccolti distrutti, impianti compromessi, suoli erosi. Anche gli ecosistemi naturali vengono colpiti: specie animali disorientate, corsi d’acqua alterati e infiltrazioni di sostanze inquinanti.
Dove si formano in Italia e cosa ci dice il riscaldamento globale
In Europa, secondo uno studio pubblicato su Science Advances, le zone più esposte alla formazione di supercelle sono la Pianura Padana, le Alpi, la Romagna e parte dell’Europa centrale. In Italia, il quadrante Nord-Ovest risulta particolarmente vulnerabile durante l’estate e l’inizio dell’autunno, quando l’umidità e il calore raggiungono i picchi più alti. Anche il versante tirrenico, dalla Toscana fino al basso Lazio, è soggetto a temporali violenti alimentati dall’instabilità marina.
La topografia italiana gioca un ruolo fondamentale: le aree pianeggianti come Lombardia e Veneto facilitano lo sviluppo di downburst, mentre le zone costiere possono essere interessate da trombe marine. La frequenza di questi eventi è aumentata, secondo dati dell’Università di Berna e ETH Zürich, che stimano un +50% di supercelle sul versante alpino in caso di riscaldamento globale di +3 °C.
Le regioni del Sud mostrano numeri inferiori, ma non sono immuni. Anche in Puglia, Calabria e Sicilia si sono verificati casi di supercelle, spesso isolate ma comunque pericolose. Il problema, in questi casi, è che mancano strutture e sistemi di allerta adeguati. Per chi lavora nella tutela ambientale o nella gestione del rischio climatico, mappare queste aree a rischio diventa essenziale: per proteggere la biodiversità, prevenire disastri e limitare i danni a lungo termine.
Con la tendenza al riscaldamento già in atto e mari sempre più caldi, la comparsa di supercelle potrebbe diventare una costante stagionale, soprattutto tra luglio e settembre. E riconoscerle in anticipo può fare la differenza.