
Il ghiacciaio della Marmolada collassa, gli esperti lanciano l’allarme definitivo - ecoblog.it
Il ghiacciaio della Marmolada ha perso altri 7 metri nel 2025, raggiungendo un arretramento di 250 metri in vent’anni. L’Università di Padova avverte: rischio scomparsa entro il 2050.
Il ghiacciaio della Marmolada, la più estesa massa glaciale delle Dolomiti e patrimonio UNESCO, continua a ridursi senza sosta. Secondo le ultime misurazioni condotte dall’Università di Padova, nel corso dell’estate 2025 il fronte ha perso altri 7 metri, un arretramento superiore a quello già rilevato nel 2024. Complessivamente, nell’arco di vent’anni, la regressione ha raggiunto i 250 metri, un dato che fotografa con chiarezza l’accelerazione di un processo considerato ormai irreversibile.
I dati delle misurazioni e le cause del ritiro
Il gruppo di ricerca guidato dal professor Mauro Varotto e dal ricercatore Giovanni Benetton monitora da oltre trent’anni l’evoluzione della Marmolada. I dati più recenti confermano che il ghiacciaio ha già perso oltre la metà della sua superficie dall’inizio del Novecento: dai circa 450 ettari di allora ai meno di 100 ettari attuali.
Le ragioni di questo rapido declino sono note. Le temperature medie estive aumentano costantemente e impediscono la ricostituzione della massa glaciale. Le nevicate, sempre più scarse e tardive, non riescono a proteggere il ghiaccio dall’irraggiamento solare. A ciò si aggiunge il degrado del permafrost, che destabilizza le pareti e accelera i crolli. Gli studiosi avvertono che, se la tendenza non si invertirà, la Marmolada sarà destinata a sparire entro il 2050, con ripercussioni ambientali e simboliche pesantissime.

Secondo Legambiente, che attraverso la “Carovana dei Ghiacciai” monitora la situazione alpina, lo scenario potrebbe essere persino più rapido: la scomparsa totale potrebbe avvenire già entro il 2040, con perdite estive fino a 7–10 centimetri di spessore al giorno nei periodi più caldi. I dati storici sono altrettanto eloquenti: dal 1888 a oggi il fronte del ghiacciaio si è ritirato di oltre 1.200 metri, con punte recenti di 90 metri in un solo anno.
La tragedia del 2022 e le prospettive future
Il collasso del seracco del 3 luglio 2022, che provocò la morte di 11 escursionisti, ha rappresentato un drammatico campanello d’allarme. L’indagine scientifica coordinata dall’Università di Padova stabilì che l’evento fu innescato da un mix di fattori estremi: temperature record fino a 10 °C in quota, scioglimento del ghiaccio in profondità e infiltrazioni d’acqua che resero instabile la massa. Un episodio tragico che, nel contesto del riscaldamento globale, rischia di non restare isolato.
La Marmolada non è solo un ghiacciaio: è un archivio climatico che conserva nella sua struttura secoli di dati atmosferici e ambientali. La sua perdita significherà privarsi di un laboratorio naturale fondamentale, oltre a modificare in modo drastico il paesaggio, gli ecosistemi alpini e l’attrattiva turistica della valle.
Gli studiosi sono chiari: fermare il processo è ormai impossibile. L’unica strada percorribile è ridurre drasticamente le emissioni climalteranti, contenere l’aumento delle temperature e preservare le risorse idriche montane, per evitare che la Marmolada diventi solo la prima di una lunga serie di vittime del cambiamento climatico.