
Qual è la verdura più contaminata da pesticidi? - ecoblog.it
Lo studio “Stop pesticidi nel piatto” condotto da Legambiente e Alce Nero rivela che quasi il 40% dei campioni analizzati contiene residui di fitofarmaci, con pere, pesche e mele in cima alla classifica.
La presenza di pesticidi negli alimenti resta una delle principali preoccupazioni legate alla sicurezza alimentare. L’ultimo report “Stop pesticidi nel piatto”, frutto della collaborazione tra Legambiente e Alce Nero, ha evidenziato una contaminazione del 39,21% nei campioni analizzati, tra prodotti di origine vegetale e animale. Un dato che non può essere sottovalutato, perché mette in luce come una parte consistente del cibo che arriva sulle nostre tavole presenti residui di fitofarmaci utilizzati nelle coltivazioni. A essere particolarmente colpita è la frutta, che si conferma la categoria più contaminata. Le analisi hanno permesso di stilare una classifica degli alimenti maggiormente a rischio, utile per i consumatori che vogliono orientarsi verso acquisti più consapevoli.
La frutta più contaminata: pere, pesche e mele in cima alla classifica
Tra i prodotti monitorati, la frutta risulta il gruppo con i valori più alti di multiresiduo, ossia la presenza contemporanea di più sostanze nocive nello stesso alimento. Al primo posto della classifica ci sono le pere, con un livello di contaminazione che raggiunge l’84,97%. Subito dopo compaiono le pesche, con una percentuale pari all’83%, mentre al terzo posto ci sono le mele, che si attestano sull’80,67%. Un dato che sorprende riguarda la frutta esotica come kiwi, banane e mango. Qui la percentuale di irregolarità tocca il 7,41%, molto più alta rispetto ad altre categorie. Una cifra che mostra come il rischio non sia legato solo ai prodotti locali ma anche a quelli importati, che spesso arrivano da filiere meno controllate.

L’impatto sulla salute dipende non solo dalla quantità di pesticidi ma anche dalla frequenza con cui un alimento viene consumato. Frutta come mele e pere, presenti regolarmente nella dieta di bambini e adulti, diventano quindi un veicolo di esposizione costante a sostanze che, pur rientrando nei limiti di legge, rappresentano un rischio da monitorare. Gli esperti sottolineano l’importanza di lavare accuratamente i prodotti, preferire quando possibile alimenti certificati biologici e variare la dieta per ridurre l’assunzione continuativa delle stesse sostanze. Il report non punta a creare allarmismi, ma a fornire strumenti di conoscenza: sapere quali frutti presentano più residui significa avere la possibilità di fare scelte più informate.
Le verdure sotto osservazione: insalate e ortaggi da foglia tra i più esposti
Non solo frutta. Il report ha evidenziato contaminazioni significative anche tra le verdure. A guidare la classifica ci sono le insalate, che risultano le più colpite. Subito dopo compaiono gli ortaggi da foglia, come spinaci e bietole, seguiti dagli ortaggi da fusto, che occupano il terzo posto. Altri prodotti spesso presenti sulle tavole italiane, come pomodori, zucchine, peperoni e patate, mostrano a loro volta percentuali non trascurabili di fitofarmaci. La situazione interessa anche cereali e legumi, segno che l’uso di pesticidi riguarda in modo trasversale molte filiere produttive. In particolare, i pomodori, alimento simbolo della dieta mediterranea, sono stati inseriti tra i prodotti da tenere sotto osservazione per la frequenza con cui vengono consumati. Lo stesso vale per le carote, un altro alimento base dell’alimentazione quotidiana, che presenta tracce di pesticidi anche se in quantità inferiori rispetto alla frutta.
Il dato che emerge con chiarezza è che nessuna categoria di verdura è del tutto esente dal problema. I consumatori sono quindi chiamati a prestare attenzione, privilegiando quando possibile prodotti stagionali e locali, e informandosi sulla provenienza. Il quadro tracciato dal report di Legambiente e Alce Nero invita a una riflessione più ampia: non si tratta solo di un tema di salute pubblica, ma anche di modello agricolo. Ridurre l’uso dei pesticidi non è semplice, ma è una sfida necessaria per garantire un futuro più sano e sostenibile alle prossime generazioni.