
Ciotola di riso nell’armadio: fallo oggi stesso e domani sarai la persona più felice del mondo - ecoblog.it
Un rimedio casalingo che divide: molti lo considerano utile contro l’umidità, altri lo ritengono inefficace. Ecco cosa dicono studi e tradizione.
Con l’arrivo della stagione fredda cresce la preoccupazione per l’umidità negli armadi, un problema che può rovinare abiti e tessuti e creare ambienti favorevoli a muffe e cattivi odori. Sempre più persone hanno ripreso un vecchio rimedio casalingo: posizionare una ciotola di riso tra cassetti e scaffali. Una pratica che affonda le radici nella tradizione popolare, ma che oggi viene guardata con occhio critico dagli esperti. La domanda resta aperta: funziona davvero?
La pratica diffusa e le sue origini
Il principio su cui si basa questa abitudine è la presunta capacità del riso di assorbire l’umidità. Non a caso il cereale è stato a lungo associato a rimedi di fortuna, come il noto suggerimento di immergere un telefono caduto in acqua in un contenitore colmo di chicchi. La logica è la stessa: sfruttare le proprietà igroscopiche del riso per catturare l’acqua presente nell’aria o negli oggetti.

Molti associano questa soluzione a racconti tramandati dalle nonne, quando nelle case mancavano strumenti tecnologici come i deumidificatori. In quel contesto, una manciata di riso appariva come un modo semplice ed economico per preservare la biancheria. La popolarità della pratica si è mantenuta nel tempo, fino a tornare attuale in questi mesi di piogge frequenti e temperature basse che rendono gli armadi ambienti poco arieggiati e soggetti a condensa. L’umidità, infatti, rappresenta un pericolo silenzioso. Può favorire la crescita di muffe e funghi che macchiano i tessuti e compromettono la qualità dell’aria in casa. Per questo molte famiglie cercano soluzioni rapide e poco invasive, e il riso diventa un alleato rassicurante. La domanda che emerge, però, è se si tratti solo di una suggestione o di un rimedio realmente efficace.
Cosa dicono gli esperti e quali alternative esistono
Diversi studi hanno cercato di misurare l’efficacia del riso come assorbente naturale. Una ricerca condotta da DTJ Consulting e citata da Businesswire ha mostrato che il riso non è particolarmente efficiente nel catturare l’umidità. In alcuni test, persino un telefono bagnato ha impiegato meno tempo ad asciugarsi all’aria aperta che immerso in una ciotola di riso. Questo lascia intendere che la capacità di assorbimento del cereale sia ridotta e non sufficiente a risolvere casi di forte umidità. Gli esperti suggeriscono metodi più solidi. Uno dei più consigliati è l’uso di deumidificatori domestici, strumenti progettati per mantenere costante il livello di umidità e proteggere gli ambienti chiusi. Anche piccole bustine di gel di silice, spesso presenti nelle confezioni di scarpe o dispositivi elettronici, si rivelano più efficaci e durature rispetto a una semplice ciotola di riso.
Un altro accorgimento fondamentale è la ventilazione. L’esperto Nic Shacklock ha spiegato che migliorare la circolazione dell’aria negli armadi riduce in modo concreto la possibilità di formazione di condensa. Piccole prese d’aria o l’abitudine di non comprimere troppo i vestiti all’interno degli scaffali rappresentano misure pratiche e a basso costo. Anche le buone pratiche quotidiane giocano un ruolo decisivo. Evitare di riporre capi ancora umidi, asciugare bene le giacche e lasciare spazio tra i tessuti sono accorgimenti che riducono la probabilità di cattivi odori e macchie. Per molte famiglie, dunque, la ciotola di riso rimane un simbolo di tradizione, ma il suo contributo reale è limitato rispetto a soluzioni moderne e scientificamente dimostrate.