
Dentro una cicca si nascondono migliaia di veleni - ecoblog.it
In Italia ogni anno vengono dispersi 50 miliardi di mozziconi. Secondo Enea e Sitab, le sostanze tossiche rilasciate finiscono nell’acqua, nei pesci e tornano nei nostri piatti.
Camminando per strada si vede ovunque la stessa scena. Una mano che lascia cadere una sigaretta appena spenta, senza pensarci, come se sparisse per magia. Eppure, quella piccola cicca resta per anni. Non evapora, non si scioglie, non si dissolve. Diventa un rifiuto tossico, una presenza invisibile che entra nel terreno, nei fiumi, nei mari. Lo hanno ricordato pochi giorni fa gli esperti dell’Agenzia nazionale per la prevenzione, dell’Enea e della Sitab (Società italiana di tabaccologia), rilanciando un appello ignorato per troppo tempo. Un anno fa avevano presentato ai ministeri della Salute e degli Affari regionali un documento per limitare l’impatto ambientale dei mozziconi. Nessuna risposta. Nessun intervento. Solo milioni di sigarette abbandonate ogni giorno. E i numeri fanno impressione: oltre 50 miliardi di mozziconi gettati ogni anno in Italia, più di 5 trilioni nel mondo. Un mare di plastica e veleni che nessuno vede davvero.
Dentro una cicca si nascondono migliaia di veleni
Il professor Giacomo Mangiaracina, presidente dell’Agenzia nazionale per la prevenzione, lo dice senza mezzi termini: “la cicca di sigaretta è un rifiuto tossico non differenziato”. Dentro quel piccolo filtro ci sono più di quattromila sostanze chimiche, tra cui nicotina, benzene, ammoniaca, polonio 210, metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici. Una combinazione micidiale, capace di contaminare l’acqua e danneggiare gli organismi viventi.

Mangiaracina cita esperimenti precisi: una sola cicca immersa in un litro d’acqua uccide piccoli crostacei marini, come le dafnie. Ed è solo l’inizio. Perché il filtro, composto da acetato di cellulosa, non si degrada come molti pensano. Si sbriciola in microplastiche, frammenti minuscoli che resistono per decenni. Dopo cinque anni non si vedono più, ma restano. Entrano nei pesci, nei molluschi, nei frutti di mare. E da lì, inevitabilmente, tornano a noi. È una catena che parte da un gesto automatico e finisce sulla tavola.
Gli scienziati lo ripetono da tempo: i mozziconi di sigaretta non sono solo un problema estetico o di decoro urbano. Sono un disastro ambientale e sanitario. Eppure, continuano a finire tra le fughe dei marciapiedi, nelle caditoie, nelle spiagge. Ogni pioggia li trascina via, li porta lontano, li scioglie nelle acque dove rilasciano nicotina e metalli pesanti. Ciò che resta invisibile non è scomparso, è solo nascosto. E il suo effetto, nel tempo, si accumula.
Una piaga quotidiana che nessuno sembra voler fermare
Le cifre diffuse da Enea e dall’Agenzia nazionale per la prevenzione mostrano la portata dell’invasione. Solo a Roma, ogni anno, vengono gettati a terra 1,7 miliardi di mozziconi. Se messi in fila, coprirebbero oltre 51mila chilometri, quasi un giro completo della Terra. Eppure, quasi nessuno si ferma a pensarci. Le strade restano sporche, i tombini intasati, i parchi pieni di filtri nascosti tra l’erba.
La legge, in realtà, c’è già. Il disegno di legge “Green economy”, approvato alla Camera e ora al Senato, prevede multe da 30 a 150 euro per chi getta a terra mozziconi o gomme da masticare. I Comuni dovranno installare raccoglitori in strade e piazze, mentre i produttori di tabacco saranno chiamati a finanziare campagne informative insieme al ministero dell’Ambiente. Ma tra la norma scritta e la realtà quotidiana resta un vuoto enorme.
Mangiaracina lo dice chiaramente: “Le multe troppo alte, come i 150 euro di Roma, non servono. Meglio 30-35 euro e più controlli, più informazione, più prevenzione”. L’idea è affiancare alle sanzioni l’uso di posacenere tascabili e una politica smoke-free nelle zone pubbliche. Perché l’obiettivo non è solo punire, ma cambiare mentalità.
Chi fuma spesso pensa che un mozzicone in più non faccia la differenza. Ma la verità è che ogni sigaretta abbandonata è una goccia di veleno che, nel tempo, si moltiplica. Non a caso gli esperti parlano di rifiuto tossico di massa. Una piaga silenziosa che entra ovunque, nei parchi, nei mari, nei cibi. E finché il gesto di spegnere la sigaretta e buttarla a terra resterà normale, continueremo a respirare e a mangiare ciò che abbiamo gettato via con leggerezza.