
I 3 cibi più inquinanti al mondo, non immaginerai mai quali sono - ecoblog.it
Dalla carne rossa al cioccolato, la scienza mostra quali alimenti generano più emissioni e perché le nostre scelte alimentari pesano sul pianeta.
Quando si parla di inquinamento, pochi pensano al cibo. Eppure, dietro ogni piatto che arriva sulle nostre tavole, si nasconde una catena di produzione che incide profondamente sull’ambiente. Dalla coltivazione alle emissioni dei trasporti, fino al confezionamento, il settore alimentare è oggi una delle principali fonti di gas serra a livello globale. Le ricerche della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e dell’Università di Oxford hanno rivelato quanto la nostra alimentazione influisca sul clima. Gli studiosi hanno analizzato migliaia di prodotti alimentari, calcolando la quantità di anidride carbonica emessa per ogni chilogrammo di cibo prodotto. Il risultato è una fotografia chiara e poco rassicurante: il cibo non è tutto uguale, e alcune scelte pesano molto più di altre sul pianeta.
L’impatto ambientale nascosto dietro ciò che mangiamo
La produzione di cibo è oggi una delle cause più rilevanti di emissioni climalteranti. Gran parte del problema nasce dal sistema intensivo con cui vengono coltivati e allevati gli alimenti per soddisfare una domanda sempre crescente. Gli esperti spiegano che, per produrre più cibo a costi ridotti, si distruggono ogni anno migliaia di ettari di foreste, sostituendoli con campi di coltivazioni o pascoli. È una delle principali fonti di deforestazione, in particolare in Sudamerica e nel Sudest asiatico, dove l’allevamento e le monocolture avanzano a scapito delle foreste tropicali.

Non è solo una questione di anidride carbonica. Aumentano anche i contaminanti del suolo e delle acque, dovuti all’uso massiccio di pesticidi, diserbanti e fertilizzanti chimici. I trasporti, poi, aggravano ulteriormente il problema: tonnellate di cibo viaggiano ogni giorno da un continente all’altro per soddisfare la richiesta di prodotti fuori stagione. A questo si aggiunge il peso del packaging, spesso realizzato in plastica non riciclabile, che finisce nei rifiuti e negli oceani.
La somma di questi fattori fa sì che l’industria alimentare sia responsabile di circa un terzo delle emissioni globali di gas serra. È un dato che spinge a interrogarsi su quanto le nostre abitudini alimentari possano realmente contribuire al cambiamento climatico. Gli studi dimostrano che, anche scegliendo con maggiore consapevolezza i prodotti, si può ridurre notevolmente l’impatto ambientale complessivo.
I cibi più inquinanti e il peso della cottura
Tra i vari alimenti analizzati, quelli con il maggiore impatto sono le carni rosse. La carne di manzo è in cima alla lista, con circa 60 kg di CO₂ emessi per ogni chilogrammo prodotto. Il motivo è legato non solo alle emissioni dirette degli allevamenti, ma anche alla deforestazione necessaria per creare pascoli e coltivare mangimi come la soia. Seguono l’agnello, con circa 25 kg di CO₂, e i latticini, che ne producono oltre 20. Anche prodotti come cioccolato e caffè rientrano tra i più inquinanti, ma per ragioni diverse: le lunghe tratte di trasporto dai Paesi produttori – Africa, America Latina e Asia – fino ai mercati occidentali fanno aumentare le emissioni legate alla logistica.
In confronto, alimenti come pollo, pesce d’allevamento, uova o riso producono quantità inferiori di CO₂, tra i 4 e i 7 kg per chilo, mentre frutta e verdura, se locali e di stagione, incidono molto meno, con valori prossimi a un solo chilo di anidride carbonica. La differenza è abissale, eppure spesso sottovalutata.
Un aspetto meno noto riguarda anche la cottura. Secondo la SIMA, più di 2,5 miliardi di persone nel mondo utilizzano ancora combustibili come legna, carbone o sterco essiccato per cucinare, mentre il resto impiega gas, gpl o elettricità. Tutti questi sistemi generano emissioni climalteranti e inquinano l’aria domestica. Il presidente della SIMA, Alessandro Miani, ha ricordato come i fumi prodotti dalla cottura possano superare di molte volte i limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, causando problemi respiratori e cardiovascolari e contribuendo a milioni di morti premature ogni anno. È un impatto silenzioso, spesso ignorato, ma che pesa tanto quanto la produzione stessa degli alimenti.
Ridurre l’inquinamento alimentare significa anche ripensare le nostre scelte quotidiane. Gli esperti consigliano di privilegiare prodotti locali e stagionali, di limitare il consumo di carne rossa e di preferire metodi di cottura più efficienti dal punto di vista energetico, come la cottura a induzione o quella a vapore. Piccoli cambiamenti che, moltiplicati su larga scala, possono alleggerire la pressione ambientale del sistema alimentare globale.
In fondo, il cibo racconta molto più del nostro gusto: racconta l’impronta che lasciamo sul pianeta. Ogni pasto diventa un gesto di responsabilità, un modo per nutrire non solo noi stessi ma anche l’equilibrio fragile della Terra.