Tesoro nascosto riemerge da un vulcano: l'impressionante scoperta degli scienziati - ecoblog.it
Il nucleo della Terra contiene oro e platino che, secondo uno studio, stanno lentamente risalendo verso la superficie grazie all’attività vulcanica. Una scoperta che riscrive la geologia.
Un tesoro sepolto da miliardi di anni potrebbe non essere così inaccessibile come si pensava. Secondo una nuova ricerca condotta dall’Università di Göttingen e dall’Università di Valencia, oro, platino e altri metalli preziosi custoditi nel nucleo della Terra starebbero lentamente emergendo verso la superficie attraverso l’attività dei vulcani.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, ha scatenato un forte interesse tra i geologi. Le analisi condotte sulle rocce basaltiche delle Hawaii, considerate fra le più profonde e antiche al mondo, hanno fornito la prima prova concreta che parte del materiale del nucleo sta effettivamente salendo fino al mantello terrestre. È una svolta attesa da decenni.
Il nucleo terrestre perde metalli: cosa hanno scoperto gli scienziati
Il team guidato dal dottor Nils Messling, geochimico tedesco, ha analizzato campioni di lava solidificata prelevati dal Museo Smithsonian di Washington, sciogliendo la roccia in laboratorio per identificarne la composizione isotopica. L’obiettivo era trovare tracce di rutenio, un metallo raro sulla crosta ma abbondante nel nucleo. Ed è proprio ciò che hanno trovato.
“La presenza di isotopi specifici di rutenio dimostra che una piccola quantità di materiale del nucleo ha raggiunto il mantello”, ha spiegato Messling. Il dato è rilevante perché da tempo si ipotizzava un’interazione tra i due strati profondi della Terra, ma mancavano prove dirette.

Il mantello terrestre, lo strato roccioso compreso tra la crosta e il nucleo, è notoriamente povero di rutenio. Il ritrovamento di questo metallo nelle rocce vulcaniche delle Hawaii suggerisce quindi che una parte del nucleo metallico si stia “mescolando” con il mantello, in un processo geologico lentissimo ma inesorabile.
Le origini di questo “tesoro interno” risalgono a 4,5 miliardi di anni fa, durante la formazione della Terra. In quel periodo, enormi impatti tra meteoriti concentrarono metalli pesanti come oro, platino e palladio, che finirono per affondare nel nucleo durante il raffreddamento del pianeta. Secondo le stime, oltre il 99% dell’oro terrestre è custodito nel nucleo.
Metalli preziosi dal nucleo alla crosta: un processo lungo milioni di anni
Il meccanismo con cui il nucleo rilascia metalli preziosi verso la superficie è lento e complesso, e può richiedere da 500 milioni fino a 1 miliardo di anni per completarsi. Ma i dati raccolti oggi offrono la prima conferma che questo processo è in corso.
Le implicazioni sono enormi, sia per la comprensione della geologia terrestre, sia per l’industria mineraria. Se anche minuscole quantità di metalli come oro e platino emergono dai plumi mantellari — le colonne di roccia calda che risalgono dal mantello profondo e alimentano i vulcani — questo potrebbe significare che la Terra non ha esaurito le sue risorse di metalli preziosi, ma anzi le sta lentamente rinnovando.
Certo, si tratta di quantità microscopiche e non estraibili con le tecnologie attuali. “Il nucleo può ‘leakare’ oro e platino, ma in quantità infinitesimali”, ha precisato Messling. Il fenomeno, quindi, non apre a scenari di estrazione mineraria dal mantello, ma cambia radicalmente il modo in cui si concepisce l’evoluzione chimica del nostro pianeta.
La ricerca ha ricevuto conferme e apprezzamenti da altri esperti del settore. Helen Williams, docente all’Università di Cambridge, ha confermato che i risultati validano l’ipotesi secondo cui i plumi vulcanici contengono tracce del nucleo terrestre. Anche Jesse Reimink, professore alla Pennsylvania State University, ha parlato di una svolta per gli studi sulla dinamica interna della Terra.
Nonostante questo passo avanti, la geologia delle profondità terrestri resta poco conosciuta. Il nucleo e il mantello hanno densità molto diverse — come ha spiegato lo stesso Messling — il che rende difficile la loro interazione, un po’ come cercare di mescolare olio e acqua. Ma le evidenze raccolte mostrano che qualcosa sta davvero filtrando, lentamente, dal cuore metallico del nostro pianeta.
È un processo silenzioso, impercettibile nell’arco di una vita umana, ma che nel corso dei miliardi di anni potrebbe rimodellare la composizione chimica della Terra, e riscrivere la storia dei suoi metalli.
