Ecco dove buttare l’olio usato dopo la frittura: il trucco segreto - ecoblog.it
In molti lo buttano nel lavandino senza pensarci: ma l’olio da cucina può danneggiare ambiente e depuratori. Scopri cosa fare.
Quando si parla di raccolta differenziata, si pensa subito a plastica, vetro e carta. Ma ci sono materiali meno evidenti, come l’olio esausto da cucina, che finiscono troppo spesso nel posto sbagliato. Eppure, anche questo tipo di rifiuto ha una precisa destinazione e un impatto ambientale non trascurabile. In Italia e in Europa, nonostante le campagne di sensibilizzazione, una parte significativa di olio usato per fritture o conserve viene ancora versato nel lavandino o nel wc. Un’abitudine dannosa, che compromette il funzionamento dei depuratori e inquina le falde acquifere.
L’errore quotidiano che inquina fiumi e mari
Quando si frigge in casa, il momento dello smaltimento dell’olio sembra un gesto automatico: si svuota la padella nel lavandino e si risciacqua. Lo fanno in tanti, spesso inconsapevoli del danno che questo provoca. Eppure, l’olio vegetale non è biodegradabile: si accumula nelle tubature, riduce l’efficienza dei depuratori, impedisce all’acqua di essere trattata correttamente e, nei casi peggiori, raggiunge direttamente i corsi d’acqua o il mare. Il risultato? Strati oleosi che soffocano flora e fauna acquatica, rendendo difficile l’assorbimento di ossigeno e alterando gli equilibri naturali.

Un solo litro di olio può inquinare fino a mille litri di acqua. Lo dicono i dati ufficiali delle agenzie ambientali. Eppure, nel 2024, l’Italia ha raccolto correttamente solo una parte minima dell’olio prodotto in ambito domestico. Quello proveniente dai ristoranti, dove la normativa è più stringente, viene quasi sempre recuperato. Ma in casa, il problema resta.
A peggiorare la situazione c’è anche la disinformazione. Molti pensano che, essendo di origine vegetale, l’olio non possa essere nocivo. Altri ancora ignorano che esistano contenitori dedicati alla raccolta dell’olio esausto, spesso distribuiti dai Comuni insieme agli altri bidoni della differenziata. Ma non sempre questi strumenti sono presenti o utilizzati nel modo corretto.
Il comportamento scorretto è favorito anche da una certa difficoltà logistica. Non tutti sanno dove portare l’olio raccolto, non tutte le città offrono punti di conferimento comodi, e spesso i cittadini non ricevono istruzioni chiare. Così, per abitudine o pigrizia, si sceglie la via più semplice: lo scarico del lavandino.
Come si raccoglie l’olio esausto e dove va portato
Per evitare danni ambientali, è sufficiente un piccolo cambiamento nelle abitudini domestiche. Dopo aver fritto o cucinato con olio, bisogna lasciarlo raffreddare, travasarlo in un contenitore adatto – spesso una bottiglia di plastica vuota o, meglio ancora, il bidoncino fornito dal Comune – e conservarlo. Una volta pieno, il contenitore va portato presso l’isola ecologica o centro di raccolta del proprio quartiere.
In alcune città italiane, esistono anche colonnine automatiche per il conferimento dell’olio usato. Si trovano accanto ai cassonetti della raccolta differenziata o nei pressi dei supermercati. Il cittadino può versare direttamente l’olio, senza bisogno di interagire con il personale. Un sistema che funziona, ma che non è ancora diffuso su tutto il territorio nazionale.
Perché è così importante differenziare correttamente l’olio esausto? Perché, una volta raccolto, può essere trasformato in biodiesel, un carburante a basso impatto ambientale. Oppure viene usato per produrre lubrificanti, saponi industriali o energia. In pratica, quello che sembra un rifiuto inutilizzabile, diventa una risorsa. Ma tutto parte da come lo trattiamo in casa.
Le amministrazioni locali stanno cercando di colmare il divario con nuove campagne informative. In alcune scuole primarie, ad esempio, si distribuiscono kit per il riciclo dell’olio già ai bambini. L’obiettivo è creare consapevolezza fin da piccoli, in modo da cambiare le abitudini delle famiglie. Alcuni Comuni offrono incentivi per chi conferisce regolarmente l’olio esausto, oppure legano il comportamento virtuoso a sconti sulla tassa rifiuti.
Nel frattempo, i dati europei parlano chiaro: ogni cittadino produce circa 0,5 tonnellate di rifiuti l’anno, e di questi, una parte non indifferente è rappresentata da materiali che potrebbero essere riciclati ma non lo sono, come l’olio da cucina. In media, solo il 35% dell’olio usato nelle case europee viene correttamente conferito. Il resto finisce dove non dovrebbe.
Le alternative esistono, sono semplici e spesso gratuite. Basta conoscerle e applicarle. Il danno ambientale, quando si parla di scarichi e sostanze oleose, è subdolo: non si vede subito, ma si accumula e si trasforma in problemi ben più grandi nel tempo. Prevenire è davvero possibile, e parte tutto da un gesto quotidiano: non versare l’olio nel lavandino.
