La frase che ha acceso l’allarme nazionale: “Da oggi fermiamo tutto”, cosa succede ora? - ecoblog.it
Da oggi fermiamo tutto”, il grido d’allarme che rischia di mandare in tilt la raccolta differenziata
Da oggi fermiamo tutto”. Con questa frase netta, Walter Regis, presidente di Assorimap, ha comunicato la decisione di chiudere gli impianti di riciclo della plastica in Italia. Una scelta estrema, arrivata al termine di una crisi che da mesi colpisce duramente l’intera filiera. L’allarme non è nuovo: da tempo le imprese del comparto chiedevano misure urgenti, denunciando la perdita di competitività dovuta principalmente ai costi energetici elevati e alla concorrenza delle importazioni a basso costo di plastica, sia vergine che riciclata. Ma ora, senza risposte concrete, si passa ai fatti. E le conseguenze si annunciano pesanti.
Secondo i dati diffusi da Assorimap, già nei mesi scorsi i centri di selezione e stoccaggio avevano raggiunto il limite. Con il blocco della lavorazione da parte dei riciclatori, il sistema si inceppa: non c’è più spazio per la plastica raccolta in modo differenziato, e il rischio è che i rifiuti restino letteralmente senza destinazione. “Se non processiamo i lotti, il sistema si blocca nel giro di poche settimane”, ha spiegato Regis. La raccolta porta a porta rischia quindi di trasformarsi in un imbuto senza sbocco, con effetti su tutta la catena della gestione ambientale.
Il crollo economico del comparto e l’assenza di risposte dal governo
Dietro la decisione di fermare gli impianti c’è una situazione economica drammatica, che non ha trovato sponde istituzionali. Assorimap ha ricordato come siano trascorsi quasi due mesi dall’ultimo appello al ministro Pichetto Fratin, senza che sia seguito un vero tavolo operativo. Al contrario, il silenzio del ministero ha spinto le imprese a una scelta che viene definita non più rimandabile.
I numeri forniti dall’associazione parlano chiaro: l’utile complessivo del settore è crollato dell’87% in soli due anni, passando dai 150 milioni del 2021 ai 7 milioni del 2023. E la proiezione per il 2025 sfiora lo zero. Il fatturato delle aziende coinvolte nel riciclo meccanico ha registrato una flessione del 30% dal 2022 a oggi. Una spirale negativa che colpisce anche l’indotto, con centinaia di posti di lavoro in bilico.

Il problema non riguarda solo i bilanci, ma il ruolo strategico del comparto nella gestione dei rifiuti urbani e nella transizione ecologica. Senza il riciclo, cresce il peso degli inceneritori e delle discariche, e viene meno l’obiettivo di economia circolare su cui si basa la strategia ambientale italiana ed europea.
Assorimap aveva proposto al governo una serie di misure di emergenza per evitare il blocco. Tra queste, l’anticipo al 2027 dell’obbligo di contenuto riciclato negli imballaggi, l’assegnazione di crediti di carbonio a chi produce materia prima seconda, l’estensione dei certificati bianchi, ma anche controlli rafforzati sulla tracciabilità delle importazioni e sanzioni per chi non rispetta le norme. Ma nulla di tutto questo, al momento, è stato approvato.
Un rischio sistemico che può travolgere la raccolta differenziata
Il blocco annunciato il 13 novembre 2025 non è un gesto simbolico. Secondo gli operatori, è l’unica strada rimasta per denunciare l’emergenza. I piazzali degli impianti sono pieni, oltre i limiti autorizzativi, e ogni altro lotto in arrivo metterebbe le aziende in violazione delle norme ambientali. Da qui la necessità di chiudere: “Non possiamo assumerci l’onere di gestire la plastica di tutto il paese senza alcun sostegno”, ha detto Regis, definendo la situazione una crisi nazionale.
La gestione dei rifiuti in Italia, già in bilico in molte regioni, rischia ora di entrare in una fase di paralisi. Il sistema di raccolta differenziata, che si regge sull’idea di un ciclo virtuoso, non può funzionare se manca la fase finale del processo: il riciclo. E a oggi, senza impianti operativi, quella fase è del tutto interrotta.
La decisione di Assorimap pone anche un problema politico. Se nei prossimi giorni non arriveranno risposte concrete dal ministero dell’Ambiente, si aprirà un fronte che coinvolge regioni, comuni, aziende di raccolta e cittadini. La plastica differenziata rischia di restare nei sacchi, nei magazzini, nei cortili delle isole ecologiche. E con l’avvicinarsi delle festività natalizie, periodo in cui i consumi aumentano, l’emergenza potrebbe esplodere in modo incontrollato.
