Cibi ammuffiti, il rischio nascosto anche se togli la muffa: in troppi lo ignorano - ecoblog.it
Anche quando la parte visibile viene rimossa, il fungo può essere ancora presente in profondità nel cibo.
Anche se può sembrare un semplice fastidio estetico, la muffa sugli alimenti rappresenta un rischio concreto per la salute. La tentazione di eliminare soltanto la parte visibilmente danneggiata e salvare il resto è diffusa, ma gli esperti mettono in guardia: ciò che si vede è solo la punta dell’iceberg. In molti casi, i filamenti invisibili del fungo si estendono oltre la superficie e possono contaminare l’intero alimento, anche se non si notano cambiamenti di odore, sapore o colore. E questo vale non solo per frutta e verdura, ma anche per pane, conserve, salumi e formaggi morbidi.
Come si sviluppa la muffa e perché può essere pericolosa anche se rimossa
La muffa è un fungo microscopico che prolifera grazie a condizioni di umidità, calore e presenza di materia organica. I suoi filamenti, chiamati miceli, si estendono in profondità e rilasciano spore che si diffondono nell’ambiente, spesso invisibili all’occhio umano. Quando compare la classica patina verdastra, bianca o blu, in realtà l’alimento può essere già stato contaminato da giorni.

In ambienti domestici come cucine poco ventilate o frigoriferi sovraffollati, il rischio aumenta. La BBC ha riportato dichiarazioni del microbiologo Patrick Hickey, secondo cui i funghi svolgono un ruolo chiave nell’ambiente come decompositori, ma diventano problematici quando finiscono nel nostro piatto. I loro prodotti metabolici possono includere micotossine, sostanze potenzialmente tossiche per l’organismo umano.
In alcuni casi, ingerire cibo ammuffito può provocare intossicazioni alimentari, reazioni allergiche o problemi gastrointestinali come vomito e diarrea. Persone con un sistema immunitario indebolito, bambini e anziani sono ancora più vulnerabili. Anche se molte infezioni si risolvono spontaneamente, la sicurezza alimentare resta l’unica strategia efficace per prevenire rischi.
Secondo le autorità sanitarie, ci sono cibi che dovrebbero sempre essere gettati se contaminati, anche solo in parte. Tra questi: pane, marmellate, conserve, salumi, yogurt, burro di noci e formaggi freschi. La struttura porosa o cremosa di questi prodotti permette alla muffa di penetrare facilmente. L’eccezione può essere fatta solo per formaggi stagionati a pasta dura, dove un taglio profondo e accurato può ridurre i rischi, ma solo se l’odore e l’aspetto sono ancora accettabili.
Strategie per conservare meglio gli alimenti e prevenire la formazione di muffa
Il modo in cui il cibo viene conservato gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione della muffa. Gli ambienti caldi e umidi favoriscono lo sviluppo dei funghi, perciò è importante mantenere la cucina asciutta, pulita e ben arieggiata. Un frigorifero pulito e a temperatura stabile, con contenitori chiusi e separazione tra cibi crudi e cotti, può rallentare il deterioramento e ostacolare la proliferazione di spore fungine.
Anche le quantità acquistate incidono. Evitare di comprare grandi scorte di cibi freschi può limitare il rischio di sprechi dovuti alla contaminazione. Conservare erbe aromatiche in contenitori rivestiti di carta assorbente, o verdura in sacchetti traspiranti, può prolungarne la freschezza.
In alcuni casi, le etichette dei prodotti alimentari aiutano a distinguere tra un cibo realmente avariato e uno che, pur avendo superato la data di scadenza, può essere ancora consumato. La campagna “Guarda, Annusa, Gusta”, promossa da piattaforme come Too Good To Go, invita i consumatori a valutare sensorialmente il cibo prima di gettarlo. Ma attenzione: questo principio non vale per cibi già visibilmente ammuffiti. Lì, la regola è solo una: non rischiare.
La muffa sul cibo non è mai da prendere alla leggera. Anche se alcune varietà sono utilizzate nell’industria alimentare per la produzione di formaggi come il gorgonzola o il camembert, quelle che si sviluppano spontaneamente in casa non sono selezionate né controllate, e quindi potenzialmente dannose.
Chi consuma accidentalmente alimenti ammuffiti dovrebbe monitorare eventuali sintomi come nausea, difficoltà respiratorie o dolori addominali, e rivolgersi a un medico in caso di malessere persistente. In ogni caso, quando c’è anche solo un dubbio sulla salubrità di un alimento, la scelta più sicura resta buttarlo via. Perché la salute non si improvvisa, nemmeno in cucina.
