Tassa sui rifiuti, in questi casi hai diritto a sconti ed esenzioni: non perdere l'occasione di pagare meno - ecoblog.it
Possedere una seconda casa comporta vantaggi, ma anche obblighi fiscali. Tra questi c’è la TARI, la tassa sui rifiuti che, salvo alcune condizioni specifiche, va versata anche se l’immobile non è abitato stabilmente. L’importo dipende da diversi fattori: dimensioni, presunto numero di occupanti, presenza di arredi e utenze attive. In assenza di residenza, il Comune presume l’uso dell’immobile e applica comunque il tributo. Ma esistono eccezioni, riduzioni e regole differenti per chi affitta o ha casa al mare.
Come si calcola la TARI sulla seconda casa e quando si può non pagare
La TARI si applica a ogni immobile potenzialmente idoneo alla produzione di rifiuti, quindi anche alle seconde case. Il calcolo avviene attraverso due componenti distinte: la quota fissa, legata ai metri quadrati dell’abitazione, e la quota variabile, che varia in base al numero di persone che la occupano.

Nel caso della prima casa, il numero degli occupanti coincide con i componenti della famiglia anagrafica. Per la seconda casa, invece, il Comune applica un numero presuntivo di occupanti, basandosi sulle dimensioni dell’immobile o su parametri locali. Questo sistema può determinare importi anche più elevati rispetto alla reale fruizione dell’abitazione.
Chi possiede una seconda casa non abitata e vuole evitare il pagamento della TARI deve dimostrare al Comune che l’immobile è: privo di arredi; senza forniture attive (luce, gas, acqua); inutilizzato per almeno sei mesi all’anno, ove previsto dal regolamento comunale.
Per ottenere l’esenzione o una riduzione, è obbligatorio presentare una dichiarazione formale, spesso accompagnata da autocertificazioni o documenti che attestino l’effettiva inutilizzabilità. La sola assenza di residenza anagrafica non basta a esentare dal tributo.
Affitto, case al mare e immobili nello stesso Comune: cosa cambia
Se la seconda casa è affittata, il pagamento della TARI dipende dalla durata del contratto. Con contratti superiori a sei mesi, l’inquilino è tenuto a pagare la TARI, poiché è considerato l’effettivo occupante. Per gli affitti brevi o stagionali (sotto i sei mesi), la tassa rimane a carico del proprietario, anche se non vive nell’immobile.
Chi ha una seconda casa al mare o una residenza saltuaria in un’altra località può usufruire di riduzioni della TARI, a condizione che il Comune preveda tale possibilità. Alcune amministrazioni applicano una quota variabile ridotta (in genere per un solo occupante), altre offrono sconti dal 20% al 40%. Ma ogni caso va verificato singolarmente, in base al regolamento comunale in vigore.
Anche quando la seconda abitazione si trova nello stesso Comune della prima, la TARI è dovuta separatamente, con un proprio calcolo. Non conta l’intestazione o l’uso occasionale: ogni unità immobiliare è valutata in modo autonomo. Lo stesso vale per studi privati, appartamenti per i figli o immobili destinati ad altro uso.
Infine, è bene ricordare che la giurisprudenza ha chiarito come la TARI debba rispettare il principio europeo “chi inquina paga”. Ciò significa che non è legittimo applicare pienamente la tassa a un immobile usato solo per brevi periodi, se il proprietario riesce a dimostrare in modo efficace la scarsa produzione di rifiuti. Ma per farlo servono tempi, documenti e attenzione alle scadenze.
