Le spugne da cucina non sono tutte uguali: ogni colore ha una funzione diversa - ecoblog.it
Le spugne da cucina hanno funzioni diverse in base al colore, ma possono essere dannose per salute e ambiente
È l’alleata silenziosa di ogni lavaggio in cucina, la prendiamo e riponiamo decine di volte al giorno senza pensarci troppo. Ma la spugna per i piatti, dietro la sua forma innocente e il colore vivace, nasconde più insidie che virtù. E se il colore può aiutarci a capire per cosa usarla, i materiali di cui è fatta, il modo in cui la trattiamo e soprattutto quanto a lungo la usiamo, raccontano una storia ben più complessa.
Pochi sanno, ad esempio, che i colori delle spugne non sono casuali. Ogni tinta indica un livello di abrasività diverso, pensato per non rovinare o, al contrario, aggredire le superfici più ostinate. Ma conoscere le differenze non basta: diversi studi scientifici hanno dimostrato che le spugne da cucina sono tra gli oggetti più contaminati della casa. E il problema non si ferma alla nostra igiene: riguarda anche l’ambiente, le microplastiche e perfino le malattie alimentari.
A cosa servono i diversi colori delle spugne (e quando evitarle comunque)
Dietro ogni spugna colorata si nasconde una destinazione d’uso precisa. La spugna gialla è la più morbida: delicata, adatta a bicchieri in vetro e porcellane fragili, è perfetta per chi non vuole rischiare graffi. Di poco più energica, la spugna blu si comporta bene su piatti, ciotole e utensili, rimuovendo lo sporco leggero senza essere aggressiva.
Le spugne rosse, arancioni o rosa invece entrano in gioco con lo sporco più insistente: residui secchi, sughi, grassi. Sono abrasive, ma ancora controllabili: non dovrebbero danneggiare la superficie della padella, soprattutto se non si esercita troppa pressione.

Poi c’è la spugna verde, la più temuta dalle stoviglie in vetro o in teflon. Il suo strato ruvido e spesso è pensato per i casi disperati, tipo cibo bruciato, croste e incrostazioni. Ma va usata con cautela, perché può lasciare segni e rovinare irrimediabilmente pentole e superfici più delicate.
Sapere come usarle è utile. Ma la verità è che nessuna di queste spugne è davvero sicura se la usiamo troppo a lungo. L’umidità che assorbono e trattengono dopo ogni lavaggio crea l’habitat ideale per muffe e batteri, in particolare listeria, salmonella e coliformi fecali. Il rischio, anche se invisibile, è reale. E non si risolve sciacquandole o disinfettandole ogni tanto: le spugne vanno sostituite spesso o eliminate del tutto.
Perché sarebbe meglio smettere di usare le spugne in cucina
L’uso quotidiano delle spugne tradizionali non riguarda solo l’igiene della nostra cucina. I problemi sono tre, e nessuno secondario. Il primo è sanitario: una spugna umida può contenere più batteri di una tavoletta del WC. Uno studio condotto in Germania ha dimostrato che alcune spugne, dopo solo una settimana, sviluppano una carica batterica altissima, difficile da rimuovere anche con lavaggi ad alta temperatura.
Il secondo aspetto è l’ambiente. Le spugne in commercio sono quasi sempre fatte in materiale plastico e derivati sintetici. Non si degradano, rilasciano microplastiche ad ogni lavaggio, e contribuiscono all’inquinamento delle acque. Finiscono nei fiumi e poi in mare, entrando nella catena alimentare marina e, indirettamente, anche nella nostra.
Infine, c’è una questione pratica: molte spugne non si possono nemmeno riciclare, perché composte da materiali misti. Non finiscono nella raccolta differenziata, ma nell’indifferenziato. Significa più rifiuti in discarica e più costi per tutti.
Le alternative però esistono. Spazzole con setole rigide, lavabili e durevoli, oppure spugne vegetali fatte con fibra di cocco, luffa o cellulosa compostabile. Prodotti che si asciugano più in fretta, non trattengono batteri e, una volta terminato il loro ciclo di vita, possono essere smaltiti senza impatto.
Ridurre l’uso delle spugne, o sostituirle del tutto, è una scelta intelligente. Non costa di più, richiede solo un piccolo cambiamento nelle abitudini. Ma a lungo termine, fa bene alla salute, al portafoglio e al pianeta.
