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Il 1978 è stato l’anno più felice per l’umanità

Sulla base dell’indicatore di vero progresso (GPI) una ricerca di economisti ecologici mostra che dopo gli anni ’70 è aumentato il PIL, ma non la qualità della vita

Secondo uno studio anglo-americano-australiano pubblicato su Ecological Economics, il migliore anno della nostra vita è stato il 1978, e mi dispiace per voi se non eravate ancora nati (personalmente sono grato per averlo vissuto, e alla grande …).

I ricercatori hanno confrontato la consueta misura del PIL in cui tutte le attività economiche vengono sommate alla rinfusa, con il più rigoroso GPI (Genuine Progress Indicator), in cui alle singole attività  viene assegnato un segno più o un segno meno in base al fatto che esse aumentino o diminuiscano la qualità della nostra vita.

Hanno ad esempio un segno meno il comparto degli armamenti, le spese processuali, il crimine, le spese sanitarie per inquinamento, le ore perse nel traffico, gli interventi di bonifica ambientale. Tutte queste attività non vengono sommate, ma sottratte dal PIL.

Hanno invece un segno più attività normalmente non considerate perché non retribuite come la cura dei parenti o il volontariato.

I ricercatori hanno analizzato il GPI di ben 17 nazioni che rappresentano il 53% della popolazione mondiale e il 59% del PIL. Mentre quest’ultimo è in crescita costante a partire dagli anni ’50, il GPI pro capite è aumentato fin verso la fine degli anni ’70 per poi lentamente diminuire. L’anno del picco è stato appunto il 1978, più o meno nello stesso periodo in cui l’impronta ecologica ha superato la biocapacità del pianeta.

In pratica, nonostante le grandi innovazioni tecnologiche degli ultimi 40 anni, i costi ambientali e sociali hanno superato la crescita della ricchezza monetaria. Afferma Robert Costanza, uno degli autori:

“Non stiamo realizzando profitto sociale. In particolare, le crescenti diseguaglianze di reddito e il degrado ambientale sono i maggiori fattori che spingono il GPI verso il basso.”

Secondo i ricercatori il GPI pro capite cresce fino a che il PIL pro capite arriva a 7000 $ all’anno ($ 2005), dopo di che inizia leggermente a scendere. Detto altrimenti la ricchezza ulteriore non ci fa vivere meglio.

Il GPI non è certo un indicatore perfetto, ma sicuramente è un’approssimazione assai migliore rispetto al PIL. Lo stato del Maryland ha iniziato a tenere in considerazione il GPI nella sua attività di pianificazione economica ed altri stati USA ci stanno pensando. Potrebbe esse l’inizio della fine dell’assurda dittatura del PIL.

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