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Cronaca ambientale

Rifiuti di Roma, l’esposto dei Radicali: dopo Malagrotta c’è l’illegalità

Presentato l’esposto dei Radicali Roma per denunciare lo stato di illegalità di numerose discariche nella Regione Lazio che, per suo conto, amplia le cubature dell’invaso di Cupinoro

Ieri mattina i Radicali Roma hanno presentato un esposto alla Procura di Roma, annunciato nei giorni scorsi, per denunciare lo stato di totale illegalità in cui versano numerosi invasi della Regione, che riceverebbero rifiuti indifferenziati non trattati in barba alle normative europee ed italiane in materia di smaltimento.

Vi ricordate quando, sequestrata l’enorme discarica abusiva nel Parco Nazionale del Vesuvio, all’interno della quale la camorra smaltiva quotidianamente rifiuti di ogni tipo senza il minimo rispetto della legalità e delle più basilari norme igieniche ed ambientali, lo Stato italiano prese a smaltire i rifiuti nello stesso Parco, con le stesse modalità, facendo così detonare definitivamente il biocidio campano?

Nel Lazio, con i dovuti distinguo (invece delle discariche abusive si utilizzano quelle già autorizzate), si sta facendo la stessa cosa, proprio in queste ore:

“[…] in questi giorni vengono sversati in discarica rifiuti non trattati o trattati in modo insufficiente, in violazione della normativa europea e nazionale. Il conferimento di rifiuti non trattati provoca percolato, che può inquinare il terreno e le falde acquifere, provocare odori nauseabondi, gas nocivi, danni ambientali enormi e danni alla salute dei cittadini. […] Oltre alle immagini relative alle discariche di Borgo Montello e dell’Inviolata-Guidonia abbiamo mostrato le immagini inedite della discarica di Cupinoro.”

Non solo Guidonia e Borgo Montello dunque, delle quali vi abbiamo parlato proprio pochi giorni fa grazie ad una segnalazione degli stessi Radicali Roma, ma anche Cupinoro, a due passi dal lago di Bracciano, a 15 km dalle porte di Roma: l’invaso che sostituisce la fogna più grande d’Europa, Malagrotta, per il quale la Regione Lazio ha autorizzato il 16 ottobre scorso un’ampliamento, chiamato Vaira 1, delle cubature di 450 mila metri cubi, riceverebbe dunque i rifiuti dalla Capitale come indifferenziati, il pericoloso “talquale” che produce percolato e gas tossici ed avvelena le falde di un territorio già fortemente sotto stress ambientale.

Secondo il direttore dell’area Valutazione di impatto ambientale della Regione, Raniero De Filippis, nella discarica di Cupinoro potranno essere stoccati rifiuti solidi indifferenziati “da raccolta differenziata” (che a Roma non si fa, se non in una percentuale ridicola per una capitale europea, inferiore al 30%) e potrà svilupparsi in altezza fino a 308m fuori invaso.

Il dossier prodotto dai Radicali è preciso, come precise sono le parole del consigliere comunale Riccardo Magi:

“Chiediamo che dopo la chiusura di Malagrotta i riflettori non vengano spenti sull’emergenza rifiuti nel Lazio.”

La criticità dell’emergenza è ora: quando le bocce sembrano ferme in apparenza, e i giocatori sulla scacchiera pare vogliano attendere un naturale corso degli eventi, proprio in quel momento il livello di attenzione va alzato. La chiusura di Malagrotta, la totale assenza di informazioni alla cittadinanza sulle coperture per le bonifiche, per gli investimenti, per gli impianti, per la raccolta differenziata, la situazione di illegalità che si trascina da anni nell’intera Regione stanno silenziosamente conducendo la Regione Lazio e la città di Roma sull’orlo del baratro: un “rischio Napoli” (termine orribile utile solo a dare la misura sociale del problema) già presente sul territorio capitolino, con i cumuli di rifiuti che si ingrossano rapidamente ai margini delle strade (come al quartiere Aurelio o al Quadraro, ma rallentamenti nella raccolta si registrano anche in quartieri meno periferici come Portuense e in quelli centrali come i Parioli).

L’emergenza rifiuti nel Lazio è nella legalità.

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