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ENERGIE

Energy Transformation Index: Italia terza nel mondo dopo Svezia e Brasile

L’Energy Transformation Index tiene in considerazione la quota di potenza rinnovabile installata e il valore economico prodotto per kWh. L’Italia ha ottime potenzialità se solo sapesse sfruttarle

Il Fraunhofer Institut ha elaborato un indicatore per misurare la performance di transizione energetica dei vari paesi del mondo e, sorpresa, la Germania non è in pole position.

Ai primi posti ci sono Svezia e Brasile, mentre l’Italia è al terzo posto. Sembra quasi incredibile che il Bel Paese, a sua insaputa, si sia collocato così bene senza avere uno straccio di politica di transizione energetica. Tuttavia sarebbe opportuno partire proprio da questo grafico per provare a ricostruire questo paese scombinato.

L’Energy Transformation Index è costruito a partire da due altri indicatori: uno è la quota di potenza rinnovabile installata rispetto alla potenza totale (1), mentre l’altro è il valore economico prodotto per unità di energia consumata, misurato in dollari 2013 per kWh (2).

Come si vede dla grafico qui sotto, i paesi che si trovano sulle stesse diagonali hanno uguale valore dell’indice. L’Italia ha buoni voti, anche se non eccellenti in termini di quota di rinnovabili, mentre la vera sorpresa riguarda l’efficienza energetica. Secondo i ricercatori del Fraunhofer siamo praticamente al primo posto,  ed è proprio questo a renderci terzi nell’indice globale.

Da dove viene questa grande e insospettabile efficienza della nostra economia? Varrabbe la pena indagare, perchè potrebbe essere il nostro punto di forza.

I pessimisti potrebbero dire che questo riflette la deindustrializzazione del nostro paese, per cui le attività economiche sono ora meno energivore. Questo di per sè non sarebbe però un male se sapessimo utilizzarlo per promuovere attività a basso consumo energetico e a basso impatto ambientale come il turismo, la cultura e l’artigianato di qualità.

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(1) E’ da notare che è stata presa in considerazione la potenza installata e non l’energia prodotta e la quota non è misurata solo sulla potenza elettrica

(2) Gli economisti di solito considerano l’inverso di questo valore cioè il consumo energetico per unità di PIL. Qui la scelta è stata fatta per avere un numero tanto più alto quanto è maggiore l’efficienza energetica.

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