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Australia, il progetto del più grande porto di carbone del mondo minaccia la barriera corallina (oltre al clima)

Il governo conservatore ha approvato l’espansione del terminal di carbone di Abbot Point, nei pressi della barriera corallina. Il più grande porto di carbone del mondo accelererà le emissioni di CO2

Ironicamente, il luogo si chiama Abbott point, quasi lo stesso del nome del nuovo primo ministro australiano conservatore Tony Abbott, nemico dichiarato dell’ambiente (anche se in realtà ne capisce ben poco).

A Abbot Point c’è un terminal per l’imbarco del carbone destinato alla Cina che gestisce circa 15 Mt all’anno. Il governo conservatore, amico delle lobbies del carbone ha appena approvato il progetto di ampliare il terminal con altri due porti, facendolo così diventare il più grande porto di carbone del pianeta.

La costruzione del nuovo terminal richiederà lo scavo di 3 milioni di m³ di terra che verranno scaricati nei pressi del parco nazionale delle isole di Whitsundays (vedi mappa in fondo al post), rischiando di compromettere l’ecosistema della grande barriera corallina.

Nonostante l’opposizione di migliaia di attivisti, l’Australia si avvia a diventare uno stato del carbone. E’ bene ricordare che il carbone australiano contribuisce per il 15% alle emissioni totali, mentre la popolazione dello stato rappresenta appena lo 0,3% della popolazione mondiale. Le emissioni australiane diventeranno così il doppio di quelle dell’indonesia che però ha una popolazione dieci volte superiore.

Eleggendo Abbott, gli australiani hanno purtroppo democraticamente scelto di barattare la loro (presunta) crescita economica con il disastro ambientale, sia locale che globale.

[img src=”https://media.ecoblog.it/b/b61/Mappa-Abbott-point-Australia.jpg” alt=”” height=”434″ title=”Mappa Abbott point Australia” class=”alignleft size-full wp-image-119871″]

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