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Elezioni europee 2014: le politiche ambientali del PSE

L’ambiente è uno dei grandi temi della campagna del Partito del Socialismo Europeo. In agenda le politiche di contrasto dei cambiamenti climatici, una maggiore autonomia energetica e la valorizzazione della green economy

L’ambiente – insieme al lavoro, la finanza, la globalizzazione e le migrazioni – è uno dei cinque grandi temi del Partito del Socialismo Europeo (PSE), al quale aderisce il Partito Democratico guidato dal premier Matteo Renzi, in vista delle Elezioni Europee 2014.

Il PSE si pone come “sinonimo di sviluppo sostenibile, efficienza energetica e consapevolezza ambientale dell’Unione Europea”. Il partito guidato da Martin Schulz spiega nel suo programma di avere come “obiettivo dichiarato” un’economia basata su basse emissioni di carbonio in grado di contrastare i cambiamenti climatici. Si tratta di posizioni che sono state confermate sia durante il Consiglio del PSE di Varsavia (dicembre 2010), sia all’8° Congresso del PSE (dicembre 2009), ma anche nelle riunioni fra i ministri dell’ambiente del PSE e il network PSE per l’Ambiente e i Cambiamenti Climatici.

La sfida più grande è quella dei cambiamenti climatici: per il PSE le “prove scientifiche sono schiaccianti e indiscutibili”, come è incontestabile che i cambiamenti climatici avranno un “impatto enorme non solo sull’ambiente, ma anche sulla salute, sull’economia e il benessere dei cittadini europei”.

Fra le misure che il PSE reputa necessarie vi sono: 1) la riduzione delle emissioni di CO2 e di altri gas serra, 2) la rimodulazione dei modelli di produzione, consumo e trasporto. L’ambizioso obiettivo di ridurre le emissioni dell’UE del 30% entro il 2020 è una priorità che sembra costringere l’Unione Europea a una rincorsa. Da affrontare non c’è soltanto il tema delle riduzioni: occorre contrastare i primi effetti del cambiamento climatico.

Secondo il PSE l’Europa deve ridurre la sua dipendenza energetica dall’estero e garantire che tutti i cittadini siano in grado di permettersi un approvvigionamento di base dell’energia. Attualmente l’Europa importa il 50% dell’energia e questa percentuale può essere ridotta attraverso: 1) l’aumento dell’efficienza energetica, 2) la promozione delle energie rinnovabili.

La riduzione del consumo energetico nel trasporto, un maggiore isolamento degli edifici e l’interconnessione delle reti energetiche in Europa possono migliorare le performance energetiche complessive dell’UE, sul fronte delle rinnovabili, in questa fase di transizione nella quale si dipende ancora dalle fonti fossili, è auspicabile una maggiore diversificazione.

Ma l’ambiente deve essere anche un fronte per l’occupazione: non solo in agricoltura e nelle rinnovabili, ma anche nei trasporti e nell’edilizia. E il Governo comunitario deve mettere in atto regolamenti che promuovano le energie rinnovabili, l’efficienza energetica e climatica, anche attraverso strumenti finanziari quali green bonds, etichettature green, investimenti in ricerca e sviluppo, riqualificazione della forza lavoro europea.

Via | PSE

Foto © Getty Images

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