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Clima

Cambiamenti climatici COP20, da Lima l’ing.Natale Caminiti di Enea: “Non ci saranno grandi decisioni”

Abbiamo preso la direzione giusta, ma non basta ancora e da Lima probabilmente non arriveranno grandi decisioni. Ecco l’hangout con Natale Massimo Caminiti, ricercatore per ENEA e tra i partecipanti ai lavori Cop20

Sul piatto della discussione a Lima alla COP20 ci sono gli accordi per la riduzione globale delle emissioni di gas climalteranti. Ma come fa notare l’Ing Natale Massimo Caminiti ricercatore per ENEA a questa tornata probabilmente non si giungerà a grandi risultati poiché si attende il più importante incontro di Parigi nel dicembre del 2015, fissato a Durban durante la COP19 quando dovrebbe essere attivato quel Kyoto 2 che entrerà in funzione dal 2020. Mancano però le firme più importanti quali Cina, Usa, Canada, Russia, Giappone e Brasile. Al centro delle discussioni, lo dico a chiare lettere, ci sono quei 100 miliardi di dollari all’anno che i Paesi ricchi dovrebbero versare ai paesi poveri attraverso il Fondo verde per il clima. A Doha, durante la COP18 si chiusero i negoziati Cina e Usa hanno stretto tra di loro l’accordo che non necessariamente potrà fare la differenza, anche perché al momento slegato da Kyoto2.

Per ora a Lima si discute su due documenti: un’allegato su una bozza di negoziato e un allegato che dovrebbe contenere informazioni supplementari., Nel primo si discute di impegni di riduzione; contributi volontari e azioni da effettuare. Il punto da stabilire è chi deve fare che cosa. I Paesi sviluppati dovrebbero assumere impegni quantificati di riduzione delle emissioni e i Paesi in via di sviluppo devono incentrare la loro politica sull’evitare le emissioni seppur puntando a una crescita economica.

Il testo negoziale dovrebbe essere legalmente vincolante e definire tra le altre cose anche come comunicare gli impegni e le risorse messe a disposizione; e le risorse devono essere orientate verso interventi di mitigazione o di adattamento? E poi il Fondo verde per il clima, ovvero quel salvadanaio che dovrebbe essere riempito di soldi: da distribuire sopratutto ai Paesi in via di sviluppo chi lo riempie di danaro e con quanto?

Dice l’Ing. Caminiti:

Due punti deboli sono il trasferimento tecnologico dai paesi sviluppati ai paesi in via di sviluppo e le disponibilità finanziare. Le risorse ci sono e vanno rioritatate in una economia circolare che tenga conto di una società low carbon. Altro punto debole è la strumentazione. Quello di cui si parla oggi è un sistema di Emission trading che adottiamo nell’Unione europea tale che oltre il tetto di emissioni si passi poi alla compravendita; l’altro è la carbon tax, ovvero tassare i combustibili fossili in base al loro contenuto di carbonio; infine l’ultimo strumento è la defiscalizzazione carbonica dei prodotti servizi che vengono commercializzati a livello mondiale. Probabilmente un strumento che vada a defiscalizzare prodotti che hanno un minor contenuto di carbonio che possa permettere complessivamente la diminuzione delle emissioni.

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