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Inquinamento

Qualità dell’aria, l’UE bacchetta l’Italia sul PM10

Nuovo monito della Corte di Giustizia UE all’Italia sulle emissioni di PM10.

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Ancora una volta l’inquinamento atmosferico e ancora una volta il PM10: la Commissione Europea ha (nuovamente) bacchettato l’Italia affinché adotti misure efficaci ed appropriate contro l’emissione di polveri sottili al fine di garantire una buona qualità dell’aria e salvaguardare la salute pubblica.

Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente ogni anno l’inquinamento da polveri sottili provoca in Italia più di 66.000 morti premature, rendendo il nostro lo Stato membro dell’UE più colpito in termini di mortalità connessa al particolato: il PM10 in Italia è immesso in atmosfera sopratutto nelle attività connesse al consumo di energia elettrica e al riscaldamento, ai trasporti, all’industria e all’agricoltura. Le polveri sottili, note anche come “PM10”, sono presenti nelle emissioni connesse al consumo di energia e al riscaldamento, ai trasporti, all’industria e all’agricoltura. Il PM10 può provocare asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni, causando un numero di morti premature superiore al numero annuale di decessi per incidenti stradali.

Già nel dicembre 2012 la Corte di Giustizia UE aveva ritenuto l’Italia responsabile della violazione della legislazione UE pertinente per gli anni 2006 e 2007: in caso di superamento dei valori limite gli Stati membri sono tenuti ad adottare e attuare piani per la qualità dell’aria che stabiliscano misure atte a porvi rimedio nel più breve tempo possibile ma le misure legislative e amministrative finora adottate dall’Italia non sono bastate a risolvere il problema. Un problema che non è solo italiano ma che attiene anche a paesi come la Francia e la Gran Bretagna, dove il problema inquinamento è tanto grave quanto in Italia. La Commissione ha attivato la procedura d’infrazione per 16 Stati membri: Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria.

Nonostante l’obbligo per gli Stati membri di garantire una qualità dell’aria soddisfacente per i loro cittadini, sono ancora molte le zone in cui le concentrazioni di PM10 continuano a rappresentare un problema. L’attuale normativa europea sulle emissioni in atmosfera stabilisce valori limite per l’esposizione riguardanti sia la concentrazione annua (40 μg/m3), che quella giornaliera (50 μg/m3), da non superare più di 35 volte per anno civile.

Oggi più che le normative anti-inquinamento però sono i nuovi mercati a rappresentare una salvezza per la qualità dell’aria nel vecchio continente: elettrico, ibrido, carburanti alternativi sono sempre più gettonati dai consumatori europei, che vedono nelle nuove tecnologie una possibilità sopratutto di risparmio di spesa sui carburanti.

Sarà il mercato o sarà il legislatore (o forse noi stessi) a salvare i nostri polmoni?

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