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Inquinamento in Cina, l’espansione della nube sull’isola di Yakushima, in Giappone

Secondo l’ingegnere ambientale giapponese Osamu Nagafuchi l’inquinamento che soffoca la Cina sta arrecando i primi danni anche all’arcipelago del Sol levante: le prime vittime sono gli alberi dell’isola di Yakushima.

L’inquinamento atmosferico che soffoca la Cina starebbe provocando una “misteriosa” pestilenza tra gli alberi dell’isola di Yakushima, nell’estremo sud dell’arcipelago nipponico: a dare l’allarme è l’ingegnere ambientale Osamu Nagafuchi, che sembrerebbe aver anche trovato la causa al pessimo stato di salute degli alberi dell’isola: l’inquinamento atmosferico cinese.

Noi di Ecoblog già da qualche tempo abbiamo spiegato come la nube di smog che incombe sui cieli cinesi (città come Pechino e Shanghai sono letteralmente sotto l’assedio delle polveri sottili e dell’inquinamento atmosferico) possa rappresentare ben più di un motivo di tensione nei rapporti diplomatici tra le due potenze asiatiche.

Momenti di tensione tra i due paesi si sono vissuti anche nel recente passato, come dimostrano le parole del vicecapo di gabinetto del governo giapponese Katsunobu Kato:

La Cina è qui dietro: è frequente che da lì arrivino problemi. Per adesso non abbiamo molte informazioni però se la notizia fosse confermata bisognerà reagire.

parole che erano poi state mitigate, aggiustate, edulcorate dalla diplomazia. Solo quattro giorni fa però la notizia dell’espansione della nube di smog sui cieli cinesi, e sul suo possibile spostamento verso est, aveva fatto deflagrare le polemiche in Giappone, sopratutto tra gli animi più nazionalisti (e in terre d’oriente è un sentimento molto diffuso).

Ufficialmente Tokyo mantiene un profilo molto basso sul tema, cercando di gettare acqua sul fuoco e manifestando una forte cautela, ma gli studi di Nagafuchi sono piuttosto emblematici: perpetrati per anni, finalmente l’ingegnere è riuscito a convincere il governo a vedere nell’isola di Yakushima una sorta di laboratorio a cielo aperto per il monitoraggio dei rischi derivanti dall’inquinamento sui cieli della Cina.

Stiamo iniziando a sentirci come un canarino in una miniera di carbone: la nostra isola è giusto sottovento rispetto alla Cina.

ha detto il sindaco dell’isola, Koji Araki. Yakushima è famosa per i suoi cedri (Patrimonio mondiale dell’Umanità), il sostentamento dei 14.000 abitanti è sopratutto legato al turismo ecosostenibile, per ammirare le bellezze naturali ed i rarissimi muschi a moquette, un raro esempio di natura primitiva in un paese con aree densamente popolate.

Nagafuchi ha spiegato di essersi cominciato ad interessare al problema quando, tra il 1992 ed il 1993, alcune foto satellitari mostravano in maniera inequivocabile la morìa di pini sull’isolotto a sud dell’arcipelago.

Nagafuchi aveva già trovato la neve annerita durante alcune escursioni sulle vette di Yakushima, nel 1992, e cominciò ad analizzare la neve nel tempo libero, scoprendo che conteneva silicio, alluminio ed altri sottoprodotti derivanti dalla combustione del carbone. Grazie all’ausilio delle mappe dei venti, consulenze e studi costanti, l’ingegnere si è detto quasi certo che il problema sia stato trasportato, per via aerea, proprio dalla Cina, attraverso il Mar Cinese Orientale.

Lasciato così il suo lavoro all’università, Osamu Nagafuchi ha deciso di trasferirsi sull’isola per approfondire le sue ricerche: recentemente, salito sul monte Kuromi (al centro dell’isola), acceso il computer per scaricare alcuni dati di monitoraggio ambientale, l’ingegnere si è reso conto che l’aria era fosca, opaca:

Il peggio è quando i venti soffiano da Pechino e Tianjin. […] Questa è la prova che quando un grande paese industrializza, il suo effetto si diffonderà ovunque.

Inizialmente deriso dalle autorità e dalla comunità scientifica, oggi le ricerche e le evidenze raccolte sui pini di Yakushima rendono altrettanto evidenti le urgenti misure che l’intero mondo industriale cinese deve mettere in campo: il mese scorso, per la prima volta, alcuni funzionari del governo nipponico si sono recati sull’isola per chiedere a Nagafuchi il permesso di utilizzare le sue stazioni di monitoraggio del Pm2.5.

I livelli di nanopolveri si sono dimostrati di gran lunga più alti del previsto (e di quanto previsto a norma di legge), tanto che i funzionari hanno ingiunto ad una scuola elementare del luogo ad annullare una gita nella foresta.

Via | The New York Times
Foto | Flickr

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